Il vero bene di un ragazzo Down

Gardaland.
AA

Sono Adalberto, un ragazzo di 20 anni con la sindrome di Down. Le scrivo per raccontarle una mia avventura (o disavven-tura?). Ieri sono andato a Gardaland, che dovrebbe essere un parco di divertimento per tutti, con mia sorella Virginia, mio fratello Francesco e la sua fidanzata Alice. Per me e Virginia questa è stata una sorpresa e, nel sentire la notizia, noi eravamo molto contenti. Abbiamo deciso di iniziare la giornata con i giochi d'acqua come «Fuga da Atlantide». Con questo gioco ci saremmo potuti divertire prima che piovesse, dato che il tempo era incerto. All'entrata del gioco, il controllore ci ha informati che i ragazzi Down su questo gioco non possono salire, perché vengono considerati «ospiti con problemi di disabilità comportamentale e intellettiva». Non solo non potevo fare questo gioco, ma anche tanti altri che mi sarebbe piaciuto riprovare, visto che ci ero già stato quando ero più piccolo. Adesso avrei potuto divertirmi prevalentemente su giochi adatti ai bambini. Ma io non sono più un bambino, sono un giovanotto, con alcuni problemi sì, ma sempre un giovanotto! In quel momento mi sono sentito un po' amareggiato e mi veniva da piangere; mi sono trattenuto solo perché veniva da piangere anche ad Alice. A questo punto siamo andati in direzione e abbiamo cercato di parlare con il direttore. Non abbiamo risolto il problema; ci hanno gentilmente spiegato che queste sono regole per il « mio bene» ed alle regole bisogna attenersi. Non avremmo mai voluto sentire ed ascoltare queste parole. Il mio «vero bene» è sentirmi trattato come un ragazzo, non un bambino, non solo Down. Eravamo arrivati per divertirci, ci siamo trovati con le lacrime agli occhi. Continuo a chiedermi perché tanti sì e io che sono Down no. È sicuro che, se queste saranno ancora le regole, la prossima volta cercheremo un'altra meta di divertimento, visto che questo non è un parco dove tutti possono divertirsi allo stesso modo. Secondo noi, questo ha un solo nome: discriminazione. Caro direttore, ci può aiutare a risolvere questo problema? Speriamo che si possa trovare una soluzione al più presto, visto che abbiamo letto in Internet che è una storia vecchia di qualche anno ormai.

Adalberto Rizzini
Monticelli Brusati

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