Italia e Estero

Tangenti in Lombardia, la Comi rinuncia a tornare a Strasburgo

Dalle carte spunta anche l’ipotesi di una truffa ai danni del Parlamento europeo
Lara Comi - © www.giornaledibrescia.it
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Alcune spese della campagna elettorale pagate «in contanti», perché il budget previsto dalle norme non sarebbe bastato, e il ruolo dell’onnipresente Nino Caianiello, presunto «manovratore» di un sistema di mazzette e appalti truccati, anche in un’ipotesi di truffa al Parlamento europeo che le viene contestata. Sono i nuovi dettagli che emergono dai verbali dell’ex addetto stampa di Lara Comi, sentito dalla Dda di Milano nella maxi indagine che oltre un mese fa ha portato a 43 misure cautelari e nella quale l’ormai ex eurodeputata di FI è accusata di finanziamento illecito, corruzione e appunto truffa aggravata.

Dettagli che vengono a galla nel giorno in cui Comi ha deciso di non tornare a Bruxelles (era la terza più votata per FI nel Nord Ovest), «perché voglio difendermi dalle accuse che mi sono state mosse, senza avvalermi dell’immunità parlamentare». E Berlusconi, a cui la Comi da prima dei non eletti ha chiesto di scegliere il Nord Ovest come collegio, le ha scritto una lettera dicendosi convinto che «riuscirai a dimostrare la tua completa estraneità». Intanto il pm Furno ha sentito il giornalista Andrea Aliverti che ha raccontato di essere stato «sponsorizzato» da Caianiello come addetto stampa per Comi. «Ho partecipato ad alcune riunioni dello staff - ha messo a verbale - nel corso delle quali si è parlato del fatto che il budget di 200mila euro, normativamente imposto per la campagna elettorale per le elezioni europee, era troppo limitato. Peraltro, alcune spese della campagna elettorale, quali quelle relative all’affissione di manifesti e alla distribuzione dei volantini venivano in parte pagate per contanti. In alcuni casi - ha aggiunto - ho visto la Comi pagare in contanti».

Il pm ha posto ad Aliverti anche una domanda sui rapporti tra Comi e il bresciano Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia e indagato con lei per un presunto finanziamento illecito. «C’è stato - ha detto - un appoggio consistente che Bonometti ha dato alla campagna elettorale della Comi soprattutto nella zona di Brescia, in particolare presenziando ad eventi e cene elettorali». In più nei verbali la ricostruzione della presunta truffa. Carmine Gorrasi, ex responsabile di FI a Varese, «mi spiegò - ha chiarito il giornalista - che la Comi non stava pagando una quota del suo stipendio per sostenere le spese per le sedi di partito» e «mi disse che avevano deciso di farmi aumentare lo stipendio da addetto stampa da 1000 euro fino a 3400 (a carico del Parlamento Ue), mediante la stipula di un nuovo contratto con la Comi, avvertendomi che la parte eccedente rispetto a quanto già percepivo doveva essere retrocessa e data direttamente a lui in contanti».

 

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