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Strage sulla Rambla, attentatore in fuga e molte domande aperte

Continua la caccia a Younes Abouyaaquou, mentre si approfondisce il ruolo dell'imam Abdelbaki Es Satty
Polizia a Barcellona - Foto Ansa/Epa Jaume Sellart
Polizia a Barcellona - Foto Ansa/Epa Jaume Sellart
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Continua la caccia a Younes Abouyaaquou, il marocchino di 22 anni sospettato di essere l'autista del furgone usato per l'attentato sulla Rambla. Le ricerche sono in corso con decine di posti di blocco in Catalogna, intensificati i controlli al confine con la Francia. 

La Sagrada Familia, capolavoro incompiuto di Gaudì in cui si è tenuta la messa in ricordo delle vittime, era l’obiettivo degli attentatori, ma l’esplosione avvenuta il giorno prima dell’attacco, previsto appunto giovedì 17 agosto, li avrebbe costretti a cambiare i piani. 

Gli inquirenti stanno lavorando sul covo di Alcanar, considerato la base operativa della cellula jihadista. All’interno ci sarebbero state 120 bombole di gas e sarebbero state trovate tracce di Tatp, una polvere bianca potente come il tritolo, ma più difficile da individuare nei controlli visto che tra i suoi ingredienti ci sono sostanze contenute in prodotti comuni come disinfettanti, acetone per le unghie o decoloranti per capelli.

Ad Alcanar si preparava dunque l’attacco esplosivo, da sferrare usando diversi furgoni contro la Sagrada Familia, fino alla deflagrazione improvvisa. E nello scoppio sarebbe morto colui il quale viene considerato la mente delle azioni sulla Rambla e a Cambrils, l’imam di Ripoll, cittadina sui Pirenei, il marocchino Abdelbaki Es Satty, 40 anni. Es Satty avrebbe avuto in passato contatti con le persone arrestate dopo l’attentato nella stazione di Atocha, avvenuto l’11 marzo a Madrid, in cui morirono 192 persone, rivendicato da Al Qaeda. L’imam, che in passato venne rinchiuso in prigione per reati di droga, aveva lasciato il suo appartamento martedì dicendo che sarebbe andato in Marocco e da allora non è più stato visto.

Sulla sua figura si concentrano ora diverse domande, a partire da quella relativa alla sorveglianza: com’è stato possibile che Es Satty sia sfuggito ai controlli, anche in considerazione delle crescenti minacce dell’Isis? Secondo la stampa spagnola non era mai stato sorvegliato: eppure, tra gennaio e marzo 2016, aveva trascorso tre mesi a Vilvoorde, cittadina belga considerata uno dei centri dell'addestramento dell'Isis in Europa. L’imam viene inoltre descritto come una persona non radicalizzata: eppure, secondo gli inquirenti, sarebbe stato in grado di formare il commando che ha compiuto la strage sulla Rambla. Com’è possibile, inoltre, che nessuno dei residenti di Alcanar, cittadina a 200 chilometri a sud di Barcellona, si sia accorto delle 120 bombole arrivate nella villetta? E, infine, si torna a Younes Abouyaquou: nella sua fuga avrebbe forzato un posto di blocco viaggiando sull’auto di una persona trovata poi morta, uccisa con un’arma bianca. Una falla nella sicurezza a cui ora si cerca di rimediare con una gigantesca caccia all’uomo. Una vicenda che ricorda quanto avvenuto con Salah Abdeslam, uno dei membri del commando che attaccò Parigi il 13 novembre 2015, arrestato a Bruxelles il 18 marzo 2016. 

Nel frattempo, scrive la Repubblica, la polizia sta interrogando Mohamed Houli Chemal, considerato un membro della cellula jihadista spagnola sopravvissuto all’esplosione di Ripoll. Al momento è l’unico in grado di aiutare gli inquirenti a ricostruire come e da chi siano stati preparati gli attacchi che hanno insanguinato la Spagna. 

 

 

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