Italia e Estero

Renzi in corsa per il Senato a Brescia e nel mix uscenti-giovani c’è Benzoni

Il leader di Iv proposto da Groli in «Lombardia 3» Definiti anche gli altri candidabili dal territorio
Matteo Renzi e Carlo Calenda nel 2016 - © www.giornaledibrescia.it
Matteo Renzi e Carlo Calenda nel 2016 - © www.giornaledibrescia.it
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Tutti lo inseguivano, ma sembrava che nessuno riuscisse veramente a conquistarlo: in questa «campagna balneare» lampo, il centro unito è sembrato a lungo un po’ «l’isola che non c’è». Ma ora eccola: la stretta di mano c’è stata ed è veramente troppo tardi per mettere in scena un altro divorzio breve come quello che ha portato allo strappo tra Azione e il centrosinistra a guida Pd.

I due leader, Matteo Renzi per Italia Viva e Carlo Calenda, ci hanno pensato bene: hanno fatto passare tre giorni e tre notti prima dell’annuncio ufficiale, il tempo necessario per capire se davvero, a conti fatti e con programmi alla mano, l’intersezione fosse davvero possibile. E a mente fredda, adesso, stanno scandagliando la lista che non imbarazza nessuno: non Italia Viva, che non ha alcun problema a vedere in corsa gli ex forzisti come Mariastella Gelmini, anzi. Non Azione, che non deve scendere a patti o congelare temi sui quali ha un verdetto netto, come il Termoutilizzatore di Roma o il rigassificatore.

Per entrambi i partiti, il concetto chiave è: se si corre, si corre non solo contro qualcuno (il centrodestra), ma soprattutto per fare qualcosa (attuare un programma di governo chiaro). Siccome, però, per attuarlo serve non necessariamente vincere ma almeno contare sì, la lista dei candidati va studiata al millimetro. A partire dalla scacchiera dei collegi territoriali, usando la bussola del consenso e della «permeabilità».

Italia Viva

Nessun tabù, quindi, sulle cosiddette candidature paracadutate: se servono a raccogliere più consensi, ben vengano. Anche perché più consensi ci sono e più persone possono sedere in parlamento. Nasce (anche) da qui l’idea di fare correre proprio Matteo Renzi in 5 circoscrizioni, tra cui il collegio plurinominale del Senato «Lombardia 3» (alias: quello bresciano). Spiega il segretario provinciale Gianbattista Groli: «Ho proposto questo scenario perché Renzi qui ha una riconoscibilità chiara, è un territorio che frequenta spesso e ha un ampio seguito. Certo, se questo accordo l’avessimo stretto venti giorni fa, ora saremmo sicuramente più avanti, ma va bene anche così».

Sulle candidature poco cambia: «Noi avevamo già lavorato a una lista come se avessimo dovuto correre da soli, non modifichiamo nulla: è chiaro che la decisione si prende a Roma». Tra i nomi proposti come candidabili dal territorio, oltre a quello di Groli, Iv-Brescia ha indicato anche Guido Galperti, Maria Emma Sala, Massimo Ottelli, Mario Bezzi e Giorgio Ferrari.

Il segretario provinciale lo dice chiaramente: «La vera novità politica di queste elezioni è il Terzo polo e l’obiettivo è portare al voto non solo gli indecisi, ma anche i potenziali elettori che sceglievano l’astensionismo perché sfiduciati dalle coalizioni classiche che avanzano proposte destinate a rimanere inattuate per via di veti incrociati. Perché in quel caso, come nel centrosinistra, il rischio è di andare a votare per una coalizione che non potrà tradurre programmi diversi in azione di governo». Non è una promozione del centrodestra, sia chiaro: «Il messaggio nostro è semplice: se ci saranno le condizioni politiche, c’è la possibilità di riportare Mario Draghi al governo. E tra Meloni premier e Draghi premier credo che non ci siano proprio dubbi».

Azione

La visione di Azione è esattamente sovrapponibile. «Questo Terzo polo è composto da due partiti strutturati che vedono nel riformismo la loro battaglia comune anche per battere le destre.

È evidente che puntiamo anche all’elettorato deluso dal Pd, che ha scelto di appiattirsi a sinistra, come pure ai delusi di Forza Italia, che è ormai chiaramente diventato un partito schiacciato sulla destra e di certo non più moderato». La voce è quella del segretario provinciale di Azione, Fabrizio Benzoni, che ha ancora una chance di rimanere in lista. Anche se non gli sfugge che «in una spartizione al 50 per cento non c’è nulla di scontato».

Alle liste definitive i due nuovi alleati inizieranno a lavorare nel fine settimana. Il punto fermo, pure questo condiviso, è che «ci sono molti uscenti che hanno lavorato bene e che, per questo, andranno confermati. Ma c’è anche l’esigenza di un mix che punta sul ricambio della classe dirigente e sui nuovi volti, soprattutto giovani». Ed è in questo spazio che Benzoni potrebbe trovare il suo nome: a Brescia, all’unanimità, hanno proposto il segretario provinciale come capolista alla Camera, scranno difficile da conquistare. A meno che il Terzo polo non arrivi al 13%. Missione impossibile? «Difficile, non impossibile».

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