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Ragazza uccisa dalle bulle, la mamma: «L'avevano già aggredita»

Mariam, la 18enne romana uccisa a Nottingham, era già stata aggredita ad agosto. La mamma: «Le avevano rotto una gamba»
Mariam, la diciottenne di origini egiziane cresciuta a Roma e uccisa a Nottingham - Foto tratta dal profilo Facebook
Mariam, la diciottenne di origini egiziane cresciuta a Roma e uccisa a Nottingham - Foto tratta dal profilo Facebook
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Non era la prima volta che la 18enne morta dopo l'aggressione subita da alcune coetanee era oggetto di brutale pestaggio. Sulla vicenda indaga ora anche la Procura di Roma che vuole vederci chiaro sulla morte di Mariam Moustafa, 18enne romana di origine egiziana aggredita da una baby gang femminile a Nottingham e morta mercoledì dopo 20 giorni di coma.

I pm capitolini hanno aperto un fascicolo per l'omicidio della ragazza, nata e cresciuta a Ostia, in Inghilterra con la famiglia da 4 anni e iscritta a Ingegneria al Nottingham College. E la mamma di Mariam, Nasreen, al programma Le Iene che ha dedicato un servizio alla giovane nell'ultima puntata, rivela: «Alcune di quelle ragazze ad agosto avevano rotto la gamba di Mariam e riempito di pugni la sorella più piccola Mallak, di 15 anni». E aggiunge un ulteriore particolare: «Una sera di una settimana fa hanno anche tirato delle uova contro la nostra porta di casa».

Dalle parole della donna sembra perdere dunque consistenza la pista dello scambio di persona che assieme a quella del crimine a sfondo razzista è seguita dagli investigatori inglesi. Lo scambio di persona è stato ipotizzato da alcuni giornali britannici: Mariam sarebbe stata presa per una giovane che su Instagram, con il nickname Black Rose (Rosa Nera), aveva a lungo dileggiato il gruppo di ragazzine.

Il padre di Mariam, Hatim, ha raccontato che la figlia, prima di cadere in coma, gli ha detto di essere stata chiamata «Black Rose» da una decina di bulle e di aver risposto «No, mi chiamo Mariam». Nell'ipotesi del delitto d'odio "Black Rose" sarebbe invece un epiteto razzista pronunciato prima del pestaggio, iniziato alla fermata dell'autobus alle 8 di sera del 20 febbraio fuori del Victoria Centre in Parliament Street e proseguito sul mezzo pubblico.

In un video di 16 secondi finito online si vede Mariam seduta sul bus; una ragazza di colore la colpisce con un pugno al viso e un altro giovane nero cerca di proteggerla. L'autista avrebbe fatto da scudo, secondo l'azienda di trasporti Nct. Mariam si tocca la testa e poi guarda la mano per verificare se ci sia sangue. L'ultimo fotogramma è sul suo volto attonito e terrorizzato.

Il padre ha lamentato l'inerzia della polizia su quell'episodio. «Solo dopo che è morta la gente si è interessata a noi», ha detto. «Perchè lei?», si è chiesta la sorella, «era la più gentile del mondo, aiutava tutti». Infine c'è da verificare un'eventuale responsabilità dei medici. Mariam dopo il pestaggio è stata portata in ospedale e rimandata a casa in poche ore. Il giorno dopo però è stata ricoverata in coma e dopo tre settimane è morta.

Per chiedere giustizia per la giovane, che in una foto su Fb é seduta su una balaustra sul lungomare di Ostia, è stato creato l'hashtag #JusticeForMariam. «Non voleva stare in Inghilterra - ha detto la madre -, ha sempre sognato di tornare a Roma».

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