Italia e Estero

Quanto è distante l'Italia dai 200mila tamponi giornalieri

L'obiettivo del commissario Arcuri è raggiungere quota 200mila entro novembre: a settembre la media giornaliera era di 89mila
Un'operatrice sanitaria con un tampone - Foto Ansa/Matteo Corner © www.giornaledibrescia.it
Un'operatrice sanitaria con un tampone - Foto Ansa/Matteo Corner © www.giornaledibrescia.it
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Duecentomila tamponi al giorno a novembre: questo l’obiettivo del piano predisposto il mese scorso dal commissario Domenico Arcuri per intensificare il contrasto dei contagi da coronavirus e presentato al Comitato tecnico scientifico. Al momento, però, l’Italia è ancora molto lontana dal traguardo: a settembre, con 2,6 milioni di tamponi, la media quotidiana è stata di 89mila, con punte di 113mila test in un giorno (il 4 settembre, 113.085), ma anche con picchi negativi di 45mila tamponi (14 settembre, 45.309).

Nei primi giorni di ottobre (510.424 test in tutto) la media è aumentata, superando quota centomila (102.084, per l’esattezza), ma è ancora presto per dire se la tendenza è stabile.

La Lombardia, che con oltre dieci milioni di abitanti è la regione più popolosa d’Italia, oltre che la più colpita dalla prima ondata della pandemia, ha avuto in settembre una media di 15.716 tamponi, salita nei primi giorni di ottobre a 17.252, circa un sesto, dunque, del totale.

All’inizio dell’emergenza, la media nazionale era di 46mila tamponi al giorno, decisamente più bassa rispetto allo standard attuale. A fine luglio era stata superata la soglia di 68mila test in un singolo giorno, mentre quota centomila, sempre in una sola giornata, è stata di fatto raggiunta a fine agosto

Il problema che vediamo rispetto alla capacità di testare le persone è legato alle forti oscillazioni che ancora si vedono nei fine settimana: i bollettini della domenica e del lunedì sono quelli con un numero di tamponi più basso.

L’obiettivo di Arcuri, che intendeva tra le altre cose utilizzare macchinari di pooling, in grado di processare più tamponi contemporaneamente, era condiviso dal governo, per il ministro della Salute Roberto Speranza «nei mesi dell’autunno e dell’inverno avremo bisogno di testare il più possibile». Per fare un paragone con altre nazioni, al 27 settembre scorso, stando ai dati disponibili sul sito Our world in data, l'Italia era a 1,60 tamponi ogni mille persone, superata da Germania (1,97), Spagna (2,25), Stati Uniti (2,85) e Regno Unito (3,35).

 

 

Per colmare il divario commissario punta anche all’introduzione dei test antigenici rapidi, ma al momento ogni Regione sta facendo da sé: dopo il Lazio, che li ha utilizzati per primo, il Veneto ha bandito le prime gare per l’acquisto, mentre la Provincia di Trento conta di avviare il servizio entro questa settimana. A livello nazionale, le scuole sono l’ambito privilegiato in cui dovrebbero essere utilizzati i test rapidi, dopo il via libera del ministero della Salute. Lo stesso Arcuri ha avviato nei giorni scorsi una gara per l’acquisto di 5 milioni di test che possono dare la risposta in 15 minuti.

L’aumento della capacità di testare i casi è fondamentale anche a fronte della crescita dei download dell’app Immuni, su cui il governo punta molto, anche con una campagna di comunicazione che durerà tutta la settimana. Nel caso in cui una persona riceva la notifica di una potenziale esposizione al contagio, infatti, è necessario che il tampone venga fatto nel più breve tempo possibile. Se sempre più persone utilizzano l’app, però, è facile immaginare il rischio di un’ulteriore crescita della richiesta di test, a cui va data risposta. 

 

 

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