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Patrick Zaki resta in carcere almeno fino a fine settembre

Il processo è stato aggiornato al 28. Prosegue la reclusione al Cairo dello studente egiziano di Bologna
Il tribunale di Mansura in Egitto dove si è svolta la prima udienza del processo a Patrick Zaki - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Il tribunale di Mansura in Egitto dove si è svolta la prima udienza del processo a Patrick Zaki - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Patrick Zaki resta in carcere. Il processo allo studente egiziano dell’università di Bologna, in cella al Cairo dal 7 febbraio 2020, è stato aggiornato al 28 settembre, dopo soli cinque minuti. Fino a quella data Zaki resterà recluso, dopo aver già sopportato 19 mesi di custodia cautelare. L'annuncio è stato dato da un poliziotto al termine della prima udienza del processo che si svolge a Mansura, secondo quanto riportato dall’Ansa.

«28 settembre, 28 settembre», hanno urlato parenti e attivisti rivolti alla piccola grata di un furgone blindato azzurro, dove sono sicuri di aver intravisto Patrick: cercavano di comunicargli la prossima scadenza che altrimenti nessuno gli avrebbe comunicato. La sua legale, Hoda Nasrallah, nel confermare la nuova data all'Ansa, non ha saputo precisare se il suo difeso venga portato indietro al carcere di Torah, al Cairo, o in qualche prigione di Mansura.

Durante l'udienza Patrick Zaki è apparso dentro la gabbia degli imputati e ha detto di essere rimasto in carcere troppo a lungo per i reati minori di cui è accusato. Secondo Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, l'aggiornamento dell'udienza al 28 settembre, «è comunque una notizia che evita lo scenario peggiore, quella di una sentenza emessa dopo la prima udienza. Ora c'è tempo davanti per preparare la difesa, per sperare che ci sia un giudice imparziale, per vedere finalmente Patrick libero e non in manette come lo abbiamo visto oggi. E come sempre questo tempo che passa da un momento all'altro della vicenda processuale di Patrick dovrebbe essere utilizzato per fare pressioni sulle autorità del Cairo perché pongano fine a questo incubo».

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