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Maria Falcone: «Medici e infermieri eroi come magistrati nel '92»

Così la sorella di Giovanni, in occasione della presentazione delle iniziative per il 28esimo anniversario della strage di Capaci e via D'Amelio
Il luogo della strage di Capaci -  Foto © www.giornaledibrescia.it
Il luogo della strage di Capaci - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«In questi due mesi che sono stata in casa ho pensato a questo 23 maggio e mi sono resa conto di una grande similitudine con questo tremendo 2020. La similitudine fondamentale è stata quella che come dopo le stragi del '92 siamo riusciti a farcela con l'aiuto di tutti gli italiani, anche questa volta se siamo potuti andare avanti lo si è dovuto al sacrificio di tanti eroi, dai medici agli infermieri, ai commessi dei supermercati, che ci hanno concesso di continuare a vivere in questi giorni di pandemia».

Così Maria Falcone, sorella di Giovanni, in occasione della presentazione delle iniziative per il 28esimo anniversario della strage di Capaci e via D'Amelio.

«Il messaggio che vogliano dare è che le istituzioni e la democrazia si salvano solo con il compimento del proprio dovere, che nel '92 come oggi diventa eroismo - ha proseguito -. Per questo la manifestazione è concepita in questa chiave: gli eroi di ogni giorno. Sarà una manifestazione virtuale, nelle mani della Rai, che ci deve aiutare ad avere una Nave della legalità diversa. L'altro punto è creare, visto che non ci possono essere i cortei, un momento di unione tra tutti gli italiani: alle 18 del 23 maggio invitiamo tutti a stendere un lenzuolo bianco, come facevano i cittadini di Palermo quando passava il corteo, per farci sentire tutti uniti. Abbiamo pensato di chiedere a parecchi artisti di fare un piccolo spot nel quale appendono il loro lenzuolo. In molti ci hanno risposto: da Renzo Arbore, a Carlo Conti, Vincenzo Salemme e tanti altri. Metteremo questi spot sul nostro sito ma vorremmo inviarli anche alla Rai». 

«Il 41 bis è stato creato non dai giustizialisti ma dal Parlamento perché si riteneva ed è importante che i detenuti per fatti di mafia, se viene lasciata a loro la possibilità di comunicare con l'esterno continuano ad avere a una domanda sulle scarcerazioni dei boss mafiosi. Falcone ha precisato di non essere giustizialista e di non voler entrare nel merito delle decisioni dei magistrati ma - ha aggiunto - «penso che sia importante che questi detenuti vivano isolati per evitare che continuino a essere boss, perché il detenuto che comanda continua la sua funzione di boss, quindi il 41 bis non va toccato se non in casi estremi». «La cosa più importante - ha concluso - è pensare che nelle carceri ci siano i mezzi idonei per potere trattare anche dal punto di vista della sanità i detenuti».

 

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