Italia e Estero

Lombardia arancione subito o gialla da dicembre

Le misure soft potrebbero scattare già da venerdì. Fontana resta cauto: «Non voglio precorrere i tempi»
L'Italia divisa in zone - Foto Ansa/Daniel Dal Zennaro © www.giornaledibrescia.it
L'Italia divisa in zone - Foto Ansa/Daniel Dal Zennaro © www.giornaledibrescia.it
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Il sogno di un «dicembre open» (se non del tutto, almeno il più possibile) rischia adesso di tenere in ostaggio l’agognata zona arancione. O, meglio: di bypassarla del tutto.

Mentre si avvicina il giorno del giudizio sugli indicatori aggiornati (che descrivono l’andamento dell’epidemia e che dovrebbero cambiare la geografia cromatica di questo lockdown morbido), a Palazzo Lombardia sembra proprio prevalere la linea della massima cautela.

Non tanto perché i dati siano da allarme, quanto perché stringere i denti ancora per qualche giorno potrebbe poi consentire il passaggio diretto dall’attuale zona rossa - e, quindi, di massima allerta - alla futura zona gialla, quella cioè che permette maggiori libertà. Pur continuando a seguire le regole necessarie per fermare la marcia (ancora in corso) del Coronavirus.

Il concetto è: aspettare la fine del mese - e quindi tre o quattro giorni in più - potrebbe non solo mettere maggiormente al sicuro la Lombardia (conquistando un Rt se non al di sotto, almeno uguale a 1) ma anche decretare un passo avanti maggiore sui fronti mobilità, socialità e lavoro. A esplicitarlo è stato lo stesso governatore Attilio Fontana, che - proprio sulla scia di una curva in netto miglioramento - ieri ha dichiarato: «Dal 27 novembre potremo chiedere di entrare in zona arancione». Anche perché i dati di ieri «addirittura ci accrediterebbero in zona gialla, ma io non voglio precorrere i tempi».

In Lombardia - ha aggiunto il presidente - «in questi ultimi giorni c’è un costante, lento ma continuo miglioramento». Di più: «Noi, da un punto di vista tecnico, da quindici giorni saremmo entrati nella zona arancione, il Dpcm pretende però giustamente che si debbano confermare i dati per due settimane. Quindi noi dal 27 potremo chiedere di entrare nella zona arancione».

 

 

I valori sotto la lente di ingrandimento del Comitato tecnico scientifico, in buona sostanza, sono positivi. E lo sono da tempo. Palazzo Lombardia, dunque, ne fa una questione di opportunità, proiettando la decisione sul lungo termine.

Ma se sul niet alla suddivisione cromatica per province è stato e resta netto (posizione, questa, condivisa anche dal Governo), sull’enigma zona arancione subito o zona gialla tra una manciata di giorni, le posizioni non sono ancora così nitide e il confronto interno resta tuttora aperto.

Ai principi della cautela e della precauzione messe sul tavolo dalla cabina di regia della Lombardia (forte anche del parere del Comitato tecnico scientifico regionale), si contrappone infatti la «fame» di saracinesche alzate delle attività commerciali. E se è vero che bar, pasticcerie e ristoranti dovrebbero mantenere i lucchetti chiusi anche con una Lombardia colorata di arancione, è altrettanto vero che quei pochi giorni - specie in periodo prenatalizio - potrebbero essere davvero preziosi per tutti i negozi.

Le botteghe, in buona sostanza, avrebbero così il tempo per potersi preparare alla ripartenza in vista dello shopping prefestivo, vendite che - secondo lo studio condotto da Confesercenti - rappresentano in genere circa il 40% del fatturato annuale complessivo per queste attività, già messe a dura prova da questo 2020 nero.

La parola ora passa al vertice Stato-Regione. Con Fontana che rassicura sul fronte sanitario, ma rimarca e rivendica un percorso di cautela: «Io ascolto la voce dei sindaci che vorrebbero aprire di più, perché le loro zone sono in una situazione migliore di altre. Ascolto tutti - ha precisato -: cerco di fare una valutazione che tenga conto di tutte le necessità e innanzitutto della sicurezza».

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