Italia e Estero

L'Italia è il terzo paese al mondo per casi di coronavirus

Con 152 persone contagiate, abbiamo scalzato il Giappone. La mappa in tempo reale della Johns Hopkins University
L'Italia è terza al mondo per numero di contagi - Foto Ansa/Andrea Fasani © www.giornaledibrescia.it
L'Italia è terza al mondo per numero di contagi - Foto Ansa/Andrea Fasani © www.giornaledibrescia.it
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Con 152 casi confermati di coronavirus, appena annunciati dal commissario Borrelli, l'Italia diventa il terzo Paese al mondo per numero di contagi, secondo i dati della Johns Hopkins University. La Cina con quasi 77mila casi resta il Paese più colpito, seguito dalla Corea del Sud con 602.

L'Italia scalza il Giappone, dove al momento i casi sono 135. Oltre 630 casi di contagio si sono registrati sulla nave da crociera Diamond Princess, che però non viene menzionata tra i Paesi ma come «altro».

 

 

Il caso Italia allarma ora tutta Europa e in particolare i Paesi vicini, con Francia, Svizzera e Austria che hanno annunciato di seguire con attenzione gli sviluppi, al momento senza panico ma non escludendo eventuali contromisure se la situazione dovesse peggiorare. E c'è già chi, tra i più oltranzisti, chiede controlli alle frontiere, come la leader dell'ultradestra d'oltralpe Marine Le Pen.

Dopo gli oltre 150 contagi ed i 3 morti registrati in appena 2 giorni, l'Italia è diventata uno dei principali fronti nella lotta al coronavirus fuori dalla Cina. Un picco arrivato improvvisamente perché, almeno secondo la versione del commissario per l'emergenza Angelo Borelli, «i medici non sono stati in grado di riconoscere immediatamente i sintomi del virus». Non per «colpa» dei sanitari, ha precisato il capo della Protezione civile, quanto per la «difficoltà» di individuare i sintomi. 

Per il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri invece i casi sono emersi rapidamente grazie ad uno screening «approfondito e capillare», così come aveva sostenuto sabato il premier Conte, che pure oggi si è detto «sorpreso» da un'esplosione simile. Fatto sta che l'emergenza italiana trova ampio spazio nei media stranieri, che in molti casi vi dedicano l'apertura di siti e giornali. «La quarantena arriva in Italia», titola Le Monde, riferendosi alle oltre 50mila persone isolate soprattutto in Lombardia, ma anche in Veneto. La Cnn parla della «più grande epidemia in Europa e fuori dall'Asia».

«In Italia misure draconiane», sottolinea il Guardian, mentre El Pais evidenzia che «Milano chiude scuole, cinema e teatri, Venezia il Carnevale». Oltre confine il livello di attenzione si è inevitabilmente alzato. A partire dalla Svizzera, dove circa 68.000 italiani vanno a lavorare ogni giorno. «In base alla situazione attuale non vi sono limitazioni all'ingresso», ha spiegato l'ufficio federale della Sanità Pubblica, che allo stesso tempo dichiara di «monitorare attentamente la situazione in Italia». Ed anche se finora non si registrano contagi, le autorità elvetiche considerano la possibilità di una diffusione anche all'interno della confederazione. Tanto che qualche politico locale, come il deputato della destra dell'Udc Tiziano Galeazzi, ha invocato controlli della temperatura per i transfrontalieri.

Sulla stessa linea i populisti francesi. «Prima o poi bisognerà controllare le frontiere», anche con l'Italia «se l'epidemia diventa fuori controllo», è la richiesta di Marine Le Pen al governo. In Francia i casi accertati sono 12 (e 10 sono guariti), ma il ministro della Sanità Oliver Veran ha ammesso che la situazione «è seria e se l'epidemia raggiunge l'Europa» bisogna essere «pienamente operativi». Per questo motivo quello che succede in Italia è oggetto di «attenzione».

In Austria non c'è al momento «alcuna ragione per farsi prendere dal panico», ha sottolineato il ministero della Salute, chiarendo comunque di essere in grado di «prendere misure immediate» qualora ci fossero minacce per la popolazione, finora risparmiata dal contagio. Anche in questo caso, per ragioni geografiche, l'Italia è il primo paese da seguire. Una stretta verso l'Italia, invece, è già stata adottata da Israele. Le autorità hanno disposto che chiunque sia stato nel nostro Paese, in Australia, in Cina e altri asiatici colpiti dal coronavirus nelle ultime due settimane ed ha avuto febbre sopra i 38 gradi, tosse, difficoltà respiratorie o sintomi analoghi dovrà sottoporsi a controlli al rientro.

Da Bruxelles l'Ue segue l'evolversi della situazione ed ha promesso ogni possibile sostegno. Nel frattempo i commissari per la gestione delle crisi e per la salute, Janez Lenarcic e Stella Kyriakides, lavorano alle misure, anche finanziarie, di contrasto dell'epidemia.

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