L'infettivologo Galli: «Non ci sarà una seconda grande ondata»
Nonostante l'aumento dei casi delle ultime settimane, non c'è da aspettarsi «una seconda grande ondata», e probabilmente neanche un rapido peggioramento che «ci ponga in condizioni simili a quelle di Francia e Gran Bretagna, anche se è un'eventualità da contenere, che però necessita di capire cosa succede nelle prossime 2-3 settimane». A dirlo è l'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. Parlando al convegno Povertà sanitaria e farmaceutica minorile in Lombardia, prima e dopo l'emergenza COVID-19. Come affrontare l'autunno? a Milano, Galli ha detto di dubitare che vi sarà un rapido peggioramento come nei nostri vicini europei. A chi gli chiedeva come mai in Francia, Spagna, Gran Bretagna e Israele ci siano molti più casi che in Italia, Galli ha rilevato come sia «difficile dare una risposta basata su dati scientificamente reali. Sbilanciandomi posso dire che la nostra è una situazione figlia del lockdown, in Italia più rigido che altrove, e che ha consentito una riduzione marcata delle infezioni diffuse nel paese, anche nelle aree meno colpite».
Il lockdown ha anche permesso di mantenere covid-free o quasi le aree meno coinvolte dall'infezione. «E questo è stato un elemento importante, facendo una prima ipotesi», continua. Certo, ora pur avendo situazione migliore dei paesi attorno e di marzo e aprile, «qualche malato in più in ospedale e nelle terapie intensive ce lo abbiamo, e stiamo approntando le risorse per poter far fronte ad un'eventuale emergenza, anche se in un contesto diverso da quello dei paesi attorno». E proprio rispetto ai paesi attorno, ha sottolineato come in Italia si facciano parecchi «meno tamponi, e questo è un punto importantissimo, una carenza che ancora non siamo riusciti a colmare in modo completo - conclude - cosa che ci porta anche ad un secondo problema, e cioè che qua e là in Italia c'è un certo ritardo nella risposta che dovrebbe essere immediata».
«È ancora dura. I prossimi mesi non saranno facili e servirà l'impegno di tutti»: lo scrive il ministro della Salute Roberto Speranza in un post dopo un «lungo confronto» con i ministri della salute di Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Olanda. «La situazione in Europa è seria e non può essere sottovalutata. I numeri del contagio stanno crescendo costantemente nelle ultime settimane. Nonostante il giudizio positivo del centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che ha collocato oggi l'Italia tra i paesi a basso rischio, credo che dobbiamo tenere i piedi per terra e continuare ad investire sulla linea della prudenza».
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