Italia e Estero

L'America ha scelto: la lunga notte di Trump e Biden

Affluenza record ai seggi, resta l'incertezza tra chi ci sarà alla Casa Bianca per i prossimi 4 anni fra Trump e Biden
  • L'Election day in America
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Gli americani hanno scelto chi vogliono alla Casa Bianca per i prossimi quattro anni. Con un'affluenza record ai seggi e con oltre 100 milioni di elettori che hanno votato in anticipo di persona o per posta, nelle urne c'è già il vincitore, il nome di chi guiderà la Casa Bianca per i prossimi quattro anni. Il presidente che in un modo o nell'altro dovrà affrontare una crisi sanitaria senza precedenti nella storia moderna, con la pandemia ancora al suo picco negli Stati Uniti.

La lunga notte elettorale di Donald Trump e Joe Biden, però, è la più incerta di sempre, un'attesa al cardiopalma: l'Election Day si apre infatti con il candidato democratico favorito in tutti i principali sondaggi ma con il presidente che crede fermamente nella rimonta. E un intero Paese, incollato allo schermo, resta in attesa dei risultati finali sapendo di essere al bivio tra due visioni del futuro mai come stavolta totalmente contrapposte.Nelle ore del voto, con i seggi che hanno aperto prima sulla costa orientale e poi via via in tutti gli altri Stati fino alla costa occidentale e alla punta estrema dell'Alaska, i due candidati hanno lanciato gli ultimi appelli.

Joe Biden lo ha fatto prima dalla sua Wilmington, in Delaware, dove vive, poi dalla sua Scranton, in Pensylvania, dove è nato: «Io sono democratico ma governerò come un presidente americano. Lavorerò con democratici e repubblicani e anche per quelli che non mi sostengono. Perché questo è il lavoro di un presidente». Trump, l'intera giornata tra le mura della Casa Bianca, ha continuato a ostentare sicurezza, dicendosi fiducioso di un nuovo trionfo come nel 2016 su Hillary Clinton. Magari perdendo il voto popolare, ma vincendo la partita decisiva nella decina di Stati chiave di questo 2020, con circa 197 grandi elettori in palio per la vittoria. Fino all'ultimo il presidente ha agitato lo spettro di elezioni contestate e promesso battaglia di fronte al rischio di milioni e milioni di voti per posta ancora da conteggiare alla chiusura dei seggi, soprattutto in Stati decisivi come Pennsylvania, North Carolina e Florida. Ben sapendo che il voto postale tende a favorire i democratici.

«L'America ha il diritto di conoscere il vincitore nell'Election Day», ha continuato a ripetere, spiegando a poche ore dai primi risultati di non pensare ancora a un discorso né in caso di vittoria né per accettare un'eventuale sconfitta. I democratici però da tempo hanno messo a punto un piano B, quello che potrebbe scattare di fronte al caos: «La Camera del Congresso Usa è pronta a decidere sull'esito delle elezioni presidenziali se i risultati non dovessero essere accettati e se entro il 6 gennaio non ci sarà ancora un esito chiaro», ha assicurato la speaker Nancy Pelosi, terza carica dello Stato. «Siamo preparati a questa ipotesi - ha aggiunto - perché vediamo l'irresponsabilità del presidente e il suo mancato rispetto della costituzione, della democrazia e dell'integrità del voto».

Intanto a Washington, New York e in molte altre città l'allerta è massima per il timore di proteste che possano sfociare in disordini e violenze. Le forze dell'ordine sono schierate in massa e gli uomini della Guardia Nazionale pronti ad essere dispiegati e ad intervenire se la situazione dovesse volgere al peggio e degenerare. Del resto da giorni si hanno notizie un pò ovunque di tafferugli e vandalismi, con decine di arresti. 

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