Italia e Estero

Il Monte Bianco come laboratorio, testando materiali e resistenza fisica

Esercitazione per le truppe alpine dell'Esercito, insieme a Cnr, gli atenei di Milano, Bologna, Milano e alla Università della montagna di Edolo
L'addestramento a 3500 metri di altitudine nel massiccio del Monte Bianco - © www.giornaledibrescia.it
L'addestramento a 3500 metri di altitudine nel massiccio del Monte Bianco - © www.giornaledibrescia.it
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Oltre un secolo dopo la fine della Prima Guerra mondiale, che vide italiani e austriaci confrontarsi nel massiccio dell’Adamello, gli alpini sono tornati ad addestrarsi a 3500 metri di altitudine, stavolta nel massiccio del Monte Bianco. L’addestramento era finalizzato al progetto scientifico di sperimentazione in alta quota condotto dalle Truppe alpine dell’Esercito insieme al Cnr di Pisa e agli atenei di Ferrara, Bologna, Milano oltre alla bresciana Università della Montagna di Edolo.

Per tre giorni e altrettante notti, gli alpini hanno provato, in un accampamento nella neve a 3500 metri di altitudine, materiali e nuove tecnologie e soprattutto hanno rilevato parametri fisiologici in un ambiente dalle caratteristiche «artiche», con temperature inferiori ai 20 gradi sotto zero.

L’attività era pensata in prospettiva strategica, visti gli scenari che si annunciano non troppo in là nel tempo nella zona del Circolo polare artico, sempre più «vivibile» a causa dell’innalzamento delle temperature e del progressivo ridursi della calotta glaciale. In tale ambito l’Esercito ha avviato iniziative di studio e sperimentazione per far acquisire alle truppe alpine la capacità di operare anche in questo tipo di ambiente.

Reazioni alla temperatura

Un comitato scientifico ha raccolto, nella stazione della funivia Skyway a 3466 metri, dati fisiologici e cognitivi nel «laboratorio» del ghiacciaio, con test che han comportato l’impiego di sensori diagnostici indossabili. I dati raccolti consentiranno di studiare la risposta fisiologica in condizioni di freddo estremo, in particolare i processi neurologici e cognitivi, per valutare la capacità di azione e adattamento in situazioni di stress. La partnership tra Esercito, Università e aziende consentirà di sviluppare nuovi protocolli scientifici e innovazioni tecnologiche non solo militari: lo studio sarà infatti condiviso con tutte le organizzazioni che operano alle latitudini artiche.

Le nuove tecnologie hanno rilevato parametri fisiologici in un ambiente con temperature inferiori ai 20 gradi sotto zero -  © www.giornaledibrescia.it
Le nuove tecnologie hanno rilevato parametri fisiologici in un ambiente con temperature inferiori ai 20 gradi sotto zero - © www.giornaledibrescia.it

La collaborazione con varie aziende ha permesso poi di sperimentare materiali ed equipaggiamenti per gli alpini, sia in attendamento sia in movimento. Nuovi modelli di tende, sacchi a pelo, materassini e razioni di viveri per climi estremi sono stati trasportati da specialisti delle truppe alpine su slitte trainate da operatori dotati di innovativi sci per l’impiego militare (ed è difficile non pensare a come duecento artiglieri da montagna nel 1916 trainarono sino a Passo Venerocolo e poi a Cresta Croce le sei tonnellate del cannone da 149 detto «L’ippopotamo»).

La sperimentazione è stata diretta dal Centro addestramento alpino di Aosta, col comandante generale Alessio Cavicchioli presente sul campo: impegnati giovani ufficiali della Scuola di applicazione di Torino assegnati alle truppe alpine, un team di sei militari altamente specializzati in ambito alpinistico militare della Brigata Alpina Taurinense, i rangers del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti di Montorio Veronese e un team composto da Guide alpine militari dello stesso Centro Addestramento Alpino.

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