Italia e Estero

I ritardi di Pfizer rallentano la campagna vaccinale in Italia

Prosegue tra stop e rallentamenti il Piano vaccini in Italia, dopo il freno di Pfizer nella distribuzione delle fiale
Un'operatrice sanitaria con un vaccino - Foto Ansa/Epa/Roald Berit © www.giornaledibrescia.it
Un'operatrice sanitaria con un vaccino - Foto Ansa/Epa/Roald Berit © www.giornaledibrescia.it
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Somministrazioni della prima dose sospese in diverse strutture, ma anche campagne vaccinali ferme in alcuni ospedali e Rsa, dove al momento non è possibile garantire iniezioni per il richiamo. Prosegue tra stop e rallentamenti il Piano vaccini contro il Covid-19 in Italia, dopo il freno di Pfizer nella distribuzione delle fiale, ridotto nell'ultimo lotto destinato al Paese. Il colosso statunitense avrebbe garantito il recupero del gap entro il 15 febbraio e annuncia già dalla prossima settimana un graduale ritorno alla normalità

I ritardi potrebbero essere dovuti alla differenza - riscontrata dall'Agenzia europea per i medicinali - nei lotti del vaccino utilizzati negli studi clinici e nei lotti per la commercializzazione: in fase di produzione e nelle primissime partite di prova la quantità di mRna integro alla base del vaccino era ridotta e la molecola si era degradata. 

Per ora il Governo ha attivato l'Avvocatura dello Stato, per valutare le responsabilità della casa farmaceutica e le azioni da intraprendere. Ma gli appelli lanciati alla Commissione Europea affinché vengano rispettati gli impegni presi, potrebbero essere messi in discussione dal fatto che tutti gli accordi sulle consegne delle dosi di vaccino vengono prese tra l'azienda farmaceutica e ciascuno Stato membro. 

A limitare il problema delle carenze potrebbe essere una nuova disposizione sul riequilibrio nella distribuzione per le Regioni più svantaggiate dagli ammanchi, decisi unilateralmente dalla casa farmaceutica. Nuovi provvedimenti emergono anche nella nuova bozza sul piano pandemico, che per i vaccini prevede «criteri trasparenti, motivati e ragionevoli» affinché siano rispettati «principi etici e costituzionali di uguaglianza ed equità». 

Nel documento cambia - e si alleggerisce - il passaggio relativo alla cura dei pazienti in caso di scarsità di risorse, secondo cui il medico, «agendo in scienza e coscienza, valuta caso per caso». Viene inoltre esteso l'uso di mascherine e distanziamento a qualsiasi influenza pandemica. 

La macchina delle consegne intanto ha ultimato un nuovo step. L'ultimo stock di Pfizer, privo del 29% delle quantità previste dal contratto, è stato assegnato definitivamente in queste ore. E salvo ulteriori dietrofront, il nuovo carico di altre 465.660 dosi comincerà ad arrivare da lunedì prossimo - dunque all'incirca quanto previsto - ma solo nel prossimo mese arriveranno le quantità di fiale ancora mancanti dalla lista delle bolle di accompagnamento. 

Nei prossimi giorni è atteso anche un nuovo lotto di Moderna, con 66mila dosi. Il tutto in attesa che il 29 gennaio l'Ema si esprima sull'autorizzazione in commercio di AstraZeneca, per il quale sono già pronte milioni di dosi da destinare all'Italia. Ma l'inceppamento della macchina è un rischio concreto. Nel Lazio, che ha subito una decurtazione del 30% delle dosi previste, «i ritardi Pfizer - spiega l'assessore Alessio D'Amato - impongono priorità nella somministrazione delle seconde dosi per completare la copertura». Stessi provvedimenti anche in diverse strutture del Paese, come il Careggi di Firenze. In altri centri, tra Rsa e ospedali, va peggio: è tutto bloccato fino ai nuovi arrivi. Al Policlinico San Matteo non sono garantiti i richiami del 25 gennaio e nemmeno le consegne dei vaccini alle cliniche Maugeri, Mondino, Città di Pavia e alle 13 Residenze Socio Assistenziali che dipendono dal Policlinico. «Abbiamo dovuto dimezzare il numero dei vaccini perché non abbiamo sufficienti dosi e personale», lamentano i governatori leghisti delle Regioni. 

In Lombardia è stata annunciata la modifica alla programmazione rallentando le prime dosi per garantire a tutti il richiamo. In alcuni ospedali lombardi sono esaurite le scorte e perciò sono state «riallocate» le dosi. Al Civile di Brescia, ad esempio, le dosi arrivate sono la metà di quelle previste.

 La Provincia autonoma di Trento è stata invece tra quelle più penalizzate, registrando un meno 60% di dosi. A Bolzano il taglio è stato del 57%, per il Veneto del 53% e per il Friuli del 54%. A confermare le criticità è anche Stefano Bonaccini: «Regioni come la nostra sono state colpite in maniera più pesante», dice il presidente dell'Emilia Romagna e della conferenza delle Regioni, che però annuncia: «Ci sarà un riequilibrio». 

Alcuni territori inseriscono inoltre nuove categorie. La Puglia indicherà come categoria prioritaria, nel secondo step della campagna, «tutto il personale scolastico» e in Lombardia verranno vaccinati da subito gli studenti che svolgono il tirocinio negli ospedali. Il Piemonte scalda i motori anche per la somministrazione nelle farmacie, ma bisognerà attendere la disponibilità del vaccino AstraZeneca.

 

 

 

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