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Gimbe, i tre elementi per interpretare le curve del Covid

Spiega il presidente Cartabellotta: «Si è ridotto l'incremento dei nuovi casi giornalieri, ma cresce il rapporto positivi/casi testati
Test all'ospedale di Genova - Foto Ansa/Luca Zennaro © www.giornaledibrescia.it
Test all'ospedale di Genova - Foto Ansa/Luca Zennaro © www.giornaledibrescia.it
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«Le parole rallentamento, raffreddamento, e frenata hanno generato un ingiustificabile eccesso di ottimismo per la variabile interpretazione del reale significato di questi termini: una ridotta velocità con cui sale la curva dei contagi». È l'opinione di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, sui dati relativi alla pandemia da Covid-19.

«Per interpretare correttamente il concetto di rallentamento o frenata bisogna tenere conto di tre elementi - spiega -. Innanzitutto, il dato deve essere confermato nelle prossime settimane; in secondo luogo può essere influenzato da effetti di saturazione a livello territoriale e ospedaliero; infine, tutte le curve continuano a salire in maniera comunque molto rapida peggiorando la capacità di risposta dei servizi sanitari».

Cartabellotta, anticipando ad Ansa i dati dell'analisi a ieri, spiega che «quello che si osserva è una riduzione dell'incremento percentuale dei nuovi casi giornalieri: dal 5% del 30 ottobre al 3,4% del 14 novembre che potrebbe essere un effetto delle misure introdotte. Tuttavia, nello stesso periodo, continua a crescere il rapporto positivi/casi testati, dimostrando che la curva di crescita rallenta anche per la ridotta capacità di effettuare tamponi».

Il «rallentamento» si intravede, in misura minore, sulla velocità di crescita di ospedalizzazioni e terapie intensive. Tuttavia, non conoscendo i flussi dei pazienti in entrata e in uscita, anche questo dato può essere influenzato dall'effetto saturazione dei posti letto.

Infatti, le soglie di occupazione del 40% (area medica) e 30% (terapia intensiva) sono state entrambe superate con una media nazionale ad oggi rispettivamente del 50% e del 34% e valori molto più elevati in alcune Regioni, dove i servizi ospedalieri sono ormai allo stremo, come documentano le narrative di chi lavora in prima linea.

Infatti, nella settimana 8-14 novembre, rispetto alla precedente, si sono registrati, con un'analisi quindi fino ai dati di ieri, un aumento dei decessi del 48,1%, dei ricoveri in terapia intensiva del 25%, dei ricoverati con sintomi del 25% e dei nuovi casi del 26,8%.

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