Italia e Estero

Finalmente arriva l’accordo sulla riforma del copyright

Antonio Tajani: «Ci sarà la giusta remunerazione per i creativi anche dai giganti del web»
Il parlamento europeo a Bruxelles - Foto Ansa
Il parlamento europeo a Bruxelles - Foto Ansa
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Dopo una lunga maratona negoziale, è arrivato il sofferto accordo Ue sulla riforma del copyright, a lungo attesa e già controversa ancor prima di vedere la luce (clicca qui per approfondire). Parlamento, Consiglio e Commissione hanno raggiunto un compromesso che si muove lungo una «linea sottile» dove «anche se ognuno è scontento per qualcosa, tutti ci siamo potuti trovare d’accordo», ha spiegato il relatore per l’Europarlamento, il popolare tedesco Axel Voss.

La riforma infatti darà, ha riassunto il vicepresidente della Commissioneb Ue Andrus Ansip, «reali benefici per tutti: diritti garantiti per gli utenti, equa remunerazione per i creatori, chiarezza delle regole per le piattaforme». In sostanza, ha sottolineato il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, «musicisti, attori, scrittori, giornalisti, audiovisivo, avranno diritto a una giusta remunerazione anche dai giganti del web», come Google, Facebook o Youtube.

Le nuove regole danno maggiori diritti agli editori di stampa (art. 11) in merito al riutilizzo dei loro materiali da parte delle piattaforme online, ma viene indebolita la protezione degli snippet rispetto alla posizione originaria degli eurodeputati di settembre: «Parole individuali» o «estratti molto corti di articoli di stampa» sono infatti esentati dal copyright. Non c’è quindi nessuna "tassa sui link" paventata dai critici della riforma. I giornalisti dovranno inoltre beneficiare dei maggiori introiti che gli editori avranno grazie agli accordi con le piattaforme.

È passato poi il compromesso franco-tedesco sul nodo delle pmi per l’art. 13: non dovranno sottostare agli obblighi sui materiali protetti da copyright ma non autorizzati le piattaforme più piccole, che esistono da meno di tre anni, con un giro d’affari annuo inferiore a 10 milioni di euro e con meno di 5 milioni di visitatori unici. Youtube e le altre grandi, invece, saranno d’ora in poi responsabili al posto degli utenti per i materiali caricati online senza autorizzazione, e dovranno provvedere «speditamente» alla loro rimozione su segnalazione e compiere «il massimo sforzo» per assicurare l’indisponibilità di quei contenuti privi dell’ok dei detentori dei diritti. La strada per l’ok definitivo all’accordo sulla riforma non è però ancora del tutto assicurata: dovrà infatti ricevere il via libera dagli stati membri (diversi paesi tra cui l’Italia hanno votato contro il mandato negoziale lo scorso venerdì) e dalla plenaria dell’Europarlamento, al più tardi entro l’ultima sessione di questa legislatura a inizio aprile.

 

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