Italia e Estero

Covid, Draghi punta sull'accelerazione del piano dei vaccini

Il premier orientato al coordinamento della campagna su base nazionale. Autorizzato AstraZeneca per gli over 65
Un'operatrice sanitaria inocula una dose di vaccino a una paziente - Foto Ansa/Angelo Carconi © www.giornaledibrescia.it
Un'operatrice sanitaria inocula una dose di vaccino a una paziente - Foto Ansa/Angelo Carconi © www.giornaledibrescia.it
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«L'accelerazione del piano dei vaccini» è la leva su cui Mario Draghi investe tutto, per indicare agli italiani la possibilità di «intravedere» una «via d'uscita non lontana» dalla pandemia di Covid-19. Il presidente del Consiglio ieri ha parlato per la prima volta dell'emergenza sanitaria, a quasi un mese dal discorso con cui ottenne la fiducia in Parlamento, nelle ore in cui si registra la drammatica soglia dei centomila morti.

Nel pomeriggio vedrà a Palazzo Chigi i ministri della Salute e per gli Affari regionali, Roberto Speranza e Maria Stella Gelmini, il commissario straordinario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo e il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. Si parla in concreto di come accelerare il piano, di come organizzare la logistica, coinvolgendo anche le Poste, rappresentate al tavolo di Palazzo Chigi dall'ad Maurizio Del Fante.

Poi c'è l'aspetto dell'approvvigiornamento: il premier, che nei prossimi giorni potrebbe sentire il presidente americano Joe Biden e parlare anche di vaccini, ha spinto in Europa per il blocco all'export delle aziende inadempienti e sarebbe pronto ad aprire alla somministrazione di dosi di tutti i vaccini validati dall'Ema, incluso Sputnik. Ma l'aspetto su cui il presidente del Consiglio sceglie di soffermarsi nel suo primo intervento pubblico è quello del coordinamento del piano su base nazionale e dei criteri per la somministrazione. L'accelerazione, che deriva anche da scelte come quella di autorizzare AstraZeneca per gli over 65, porterà a un «deciso potenziamento» delle dosi nelle prossime settimane: «Si privilegeranno le persone più fragili e le categorie a rischio», spiega. E fa un appello a non provare a saltare la fila: «Aspettare il proprio turno - dice - è un modo anche per tutelare la salute dei nostri concittadini più deboli».

 

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