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Coronavirus, Papa Francesco: «Questa non è la Chiesa»

La preoccupazione del pontefice per una vita ecclesiale sospesa, fatta di appuntamenti in tv e online per evitare il contagio
Papa Francesco davanti a una telecamera - Foto © www.giornaledibrescia.it
Papa Francesco davanti a una telecamera - Foto © www.giornaledibrescia.it
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La Chiesa è fatta di sacramenti, celebrazioni, del popolo di Dio in carne ed ossa. Fare la messa in streaming è un modo per affrontare l'emergenza ma non può essere per sempre così.

È il Papa ad esprimere tutto la sua preoccupazione per una vita ecclesiale sospesa, fatta di appuntamenti in tv e online per evitare il contagio del coronavirus. Oggi lo ha detto a chiare lettere: «Questa non è la Chiesa».

Un messaggio che arriva nei giorni in cui i vescovi italiani sono in pressing sul governo per poter ricominciare, a partire dal 4 maggio, a celebrare messe, funerali, battesimi e matrimoni, con la presenza di persone, pur nel rispetto di tutte le misure di sicurezza. Celebrare la messa senza popolo - ha sottolineato Papa Francesco - «è un pericolo», queste modalità a distanza sono legate «al momento difficile» ma «la Chiesa è con il popolo, con i sacramenti». Non si può «viralizzare la Chiesa, i sacramenti, il popolo».

«È vero che in questo momento» occorre celebrare a distanza ma «per uscire dal tunnel, non per rimanere così» perché la Chiesa «è familiarità concreta con il popolo». «Questa non è la Chiesa, è una Chiesa in una situazione difficile». «Siamo insieme ma non siamo insieme», ha proseguito Francesco riferendo anche come «un bravo vescovo» gli abbia chiesto di avere un pò di gente nella Settimana Santa almeno nella grande basilica vaticana.

Una domanda che arriva in queste ore da una grande parte del mondo cattolico che vorrebbe riprendere la vita ecclesiale pur con modalità di attenzione e responsabilità per salvaguardare la salute. Francesco guarda anche al post-pandemia e chiede «anticorpi di solidarietà e giustizia» in un lungo intervento alla rivista di lingua spagnola Vida Nueva.

«Nessuno si salva da solo» e «le barriere e i muri si sgretolano di fronte ad una presenza cosi impercettibile che evidenzia tutta la nostra fragilità». Papa Francesco chiede dunque se, dopo l'emergenza coronavirus, «sapremo affrontare responsabilmente» le grandi questioni come la fame, le guerre, gli stili di vita sbagliati, la devastazione dell'ambiente. Per questo - conclude il Papa - servono «anticorpi di solidarietà e giustizia».

Intanto si è riunito il Consiglio Permanente della Cei che ha ribadito la volontà di tornare, nella cosiddetta fase 2, ad una vita ecclesiale meno restrittiva. I vescovi italiani hanno anche ricordato gli oltre cento sacerdoti morti a causa del Covid-19, «volto di una Chiesa amica».

E sempre a causa dell'emergenza la Cei si vede costretta a rinviare da maggio a novembre l'Assemblea Generale, l'appuntamento più importante dell'anno nella vita della Chiesa italiana; evento che tradizionalmente vede la partecipazione anche del Papa. Infine sempre dalla Cei arriva un appello per salvare le scuole paritarie cattoliche. Come sottolineato dagli ordini religiosi, una su tre rischia la bancarotta e di non riaprire più. 

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