Italia e Estero

Caos vaccini, «Lombardia voleva Poste, ma non erano pronte»

Lo ha rivelato Mario Mazzoleni, consigliere dimissionario di Aria e professore all'Università di Brescia: «A gennaio il portale non era pronto»
L'hub vaccinale di Cremona semivuoto - Foto Ansa/Filippo Venezia © www.giornaledibrescia.it
L'hub vaccinale di Cremona semivuoto - Foto Ansa/Filippo Venezia © www.giornaledibrescia.it
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La Regione Lombardia voleva organizzare la campagna vaccinale tramite il portale di Poste Italiane da gennaio ma, dato che non era pronto, a febbraio ha deciso di utilizzare quello di Aria.

È quanto rivela Mario Mazzoleni, consigliere di amministrazione dimissionario di Aria Spa, in una lettera inviata a Daniele Biacchessi, direttore editoriale di Giornale Radio. Nella lettera Mazzoleni, professore di Economia all'università di Brescia e già consigliere di amministrazione di banche e società regionali, spiega che «risulta oggettivamente che la Regione abbia ritenuto di doversi avvalere del portale delle Poste (portale definito da più parti consono per il tipo di azione massiva che si dovrebbe attivare) cercando fino dal mese di gennaio (e per tutto il mese di gennaio) di attivare il proprio programma appoggiandosi a questo portale. Risulta oggettivamente che fino alla prima settimana di febbraio questa strada era quella percorsa dalla Regione».

«Il fatto che il portale delle Poste non fosse in grado allora (o pronto allora) di adeguarsi alle richieste della Regione è un dato ormai acclarato. Si è perso un mese? Chi lo ha perso?», chiede Mazzoleni che aggiunge: «Se il portale di Poste non è stato messo in condizioni di rispondere alle esigenze del piano regionale lombardo pur avendo i tecnici di quell'azienda tutto il mese di gennaio, e se gli stessi tecnici essendo al lavoro dal giorno in cui l'assessora Moratti - 7 marzo - ne ha dichiarata la volontà di adozione, ancora non ne hanno potuto assicurare l'utilizzo, è accettabile pensare che un portale non nato per assolvere questo genere di necessità (quello di Aria spa) possa essere stato messo in condizioni in pochi giorni di essere utilizzato in modo efficiente?».

Per Mazzoleni, la risposta è «ovviamente no» e «vale la pena di capire se chi ha deciso il percorso vaccinale fosse in grado di valutarne la fattibilità o ne abbia sottostimato la complessità». «Quanto l'avere scaricato su chi esegue rappresenta la volontà di coprire gli errori di chi ha deciso?», chiude Mazzoleni.  

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