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App Immuni, il Copasir: «Rischi geopolitici e di hackeraggio»

Un documento del Comitato parlamentare ravvedere diverse criticità nell'app destinata a tracciare i contatti per monitorare i potenziali contagi
Il premier Conte e il bresciano Raffaele Volpi, presidente del Copasir - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il premier Conte e il bresciano Raffaele Volpi, presidente del Copasir - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Il ministero per l'Innovazione ha consentito proprio nelle scorse ore la pubblicazione sulla piattaforma GitHub della scheda tecnica e delle prime immagini dell'interfaccia di Immuni, l'app di tracciamento dei contatti concepita per la Fase 2 dell'emergenza coronavirus. Eppure già fioccano le critiche. E non da fonte secondaria, visto che a sollevare perplessità e riserve è il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduta dal bresciano Raffaele Volpi.

Un rapporto, licenziato giusto il 13 maggio, evidenzia alcuni problemi che sarebbero emersi nel corso delle audizioni e dall'analisi del materiale raccolto sullo strumento digitale di contact tracing che dovrebbe in teoria essere disponibile dal 29 maggio.

Tanto per cominciare, le 16 pagine del documento del Copasir indicano una criticità nel fatto che sarà la stessa società realizzatrice - società milanese Bending Spoons - a rilasciare gli aggiornamenti dell'app, indispensabili per il suo funzionamento nel tempo e per l'eventuale ottimizzazione a fronte di problemi o criticità ravvisate. Questo in qualche modo legherebbe a doppio filo l'app a una azienda privata nella cui compagine societaria compare un fondo facente capo a un cittadino cinese, tenuto in base alle norme del suo Paese a fornire collaborazione ad autorità militari e agenzie di intelligence di Pechino.

Ma anche senza spingersi tanto a fondo tra le pieghe dell'app, il documento evidenzia quelli che indica come «rischi non trascurabili sul piano geopolitico». In particolare, nessuna azienda italiana risulterebbe in grado di fornire la tecnologia impiegata per la notifica agli utenti dell'eventuale esposizione al contagio per l'avvenuto contatto con un soggetto risultato positivo al Covid-19 («Content delivery network»). Il che - oltre a violare norme di sicurezza nazionale - espone a immaginabili problemi di manipolazione dei dati per finalità di natura «politica, militare, sanitaria o commerciale».

E, ancor prima, la tecnologia che starebbe alla base del sistema di rilevamento dei contatti - il Bluetooth, lo stesso protocollo grazie al quale abitualmente colleghiamo le cuffie auricolari senza fili ai nostri smartphone, per fare l'esempio più comune - viene indicata come «particolarmente vulnerabile a intrusioni» da parte di hacker, «i cui effetti, in questo contesto, potrebbero essere tali da diffondere allarme ingiustificato nella popolazione, ad esempio mediante l'invio di messaggi falsi o fraintendibili relativi allo stato di salute o al possibile contagio».

Bocciata infine anche la prospettiva di compatibilità per il tracciamento con altre app di Paesi europei, auspicata dall'Ue stessa, ma in assenza di linee comuni. Il che potrebbe complicare non poco anche le prospettive di turismo dell'estate alle porte.

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