Italia e Estero

Alfie non si arrende, la battaglia continua

È una resistenza oltre ogni previsione quella dimostrata la notte scorsa dal bambino di 23 mesi, colpito da una grave patologia neurodegenerativa
Alfie in una delle foto pubblicate dalla mamma del bambino, Kate James, su Facebook
Alfie in una delle foto pubblicate dalla mamma del bambino, Kate James, su Facebook
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Il piccolo Alfie Evans non si arrende e la battaglia continua, a cavallo fra Gran Bretagna e Italia. È una resistenza oltre ogni previsione quella dimostrata la notte scorsa dal bambino di 23 mesi, colpito da una grave quanto ignota patologia neurodegenerativa, per il quale i medici dell'Alder Hey Hospital di Liverpool hanno chiesto e ottenuto l'autorizzazione della giustizia britannica a staccare la spina contro il volere dei giovanissimi genitori Tom e Kate.

Un caso che sta scatenando proteste e interrogativi, quanto e più di vicende precedenti, a maggior ragione dopo la decisione del governo di Roma di concedere la cittadinanza italiana «per motivi umanitari».

Un intervento che per il momento non ha smosso le autorità di Londra, né ha modificato i verdetti già emessi nel Regno. Come testimonia il via libera confermato dal giudice Anthony Hayden ad avviare le procedure di distacco di Alfie dai macchinari salvavita scattata ieri sera verso le 22:30 ora locale.

Sembrava fosse l'inizio della fine, ma è accaduto l'imprevisto: Alfie ha continuato a respirare nel suo lettino, fra la braccia di mamma Kate, anche senza l'ausilio del ventilatore meccanico. Ed è andato avanti «per oltre nove ore», come in mattinata ha raccontato il padre dinanzi a circa 200 manifestanti e attivisti che seguitano a sostenerne la battaglia di fronte all'ospedale di Liverpool, sorvegliati da decine di poliziotti.

Gli stessi medici - ha detto Tom Evans - sono rimasti «esterrefatti». Dopo sei ore - durante le quali al bambino erano mancati pure acqua e cibo, che non è in grado di ricevere senza assistenza esterna - lo staff ha quindi deciso di tornare a idratarlo. Poco dopo è stato ripristinato l'ossigeno, seppure per ora solo tramite bombole.

Uno sviluppo che ha ridato fiato alla battaglia. «Ad Alfie è stato assicurato l'ossigeno e l'acqua! È sorprendente. Non importa cosa accadrà, ha già dimostrato che i medici si sbagliano», ha scritto su Facebook la mamma dando conto della novità.

«Dicevano che stava soffrendo, invece non soffre anche senza respiratore», ha detto papà Tom. L'ospedale intanto tace invocando «la privacy della famiglia», ma appare in imbarazzo: ancora ieri sera aveva annunciato un bollettino per stamane, poi annullato.

E dall'Italia ripartono le sollecitazioni della politica a «salvare Alfie», mentre la diplomazia si muove sotto traccia. Il Vaticano prova a tessere a sua volta la propria tela e l'ospedale Bambino Gesù rinnova l'offerta di accogliere e continuare a dare assistenza al piccolo. Londra, tuttavia, resta ferma al momento nella difesa della giurisdizione che il Regno Unito s'attribuisce.

La concessione della cittadinanza ad Alfie dà all'Italia il diritto d'essere ascoltata, attraverso canali politici, diplomatici e legali. Ma non cancella - notano fonti locali - il fatto che il bimbo rimanga anche cittadino britannico. Ricoverato in un ospedale nel territorio dell'isola e soggetto a sentenze emesse da corti di Sua Maestà.

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