Vigili del Fuoco di Brescia nell'inferno della Sicilia in fiamme

Dai Civici Pompieri di Brescia che nel lontano 1909 corsero in aiuto della Sicilia devastata dal terremoto di Messina, agli odierni Vigili del Fuoco della Leonessa partiti dal Comando di via Scuole per raggiungere Siracusa. Altra emergenza, stesso spirito solidale, un secolo e passa dopo.
Questa volta è la campagna riarsa che brucia a imporre un intervento ben oltre i confini segnati dall’Oglio, giusto quando la terra dell’Orecchio di Dioniso si scioglie sotto il caldo da record europeo dei 48,8°C. E proprio nella provincia più infuocata della Trinacria hanno trascorso dieci giorni due degli operatori bresciani.
Partiti il 1° agosto in traghetto, il caposquadra Romolo Iovinelli in qualità di Dos («Direttore operazioni spegnimento incendi boschivi») e il vigile Federico De Maria, sono rientrati in volo questo mercoledì, lasciando il veicolo con cui erano partiti ai due colleghi bresciani che hanno dato loro il cambio, mentre altri due vigili della Leonessa raggiungevano Catania.

Non è fuori luogo parlare di giorni roventi. Per le condizioni meteo, per il contesto operativo e per i turni infiniti di 16 ore. «In un ambiente, va detto, molto differente dal nostro - esordisce Iovinelli - un terreno arido, tutto sterpi e macchia mediterranea. Con il vento che, specie il pomeriggio, sale a complicare le cose, come non bastasse la conformazione spesso impervia del territorio». In contrade attraversate da stradine delimitate da muretti a secco che vanno bonificate prima di passare con le autopompe e in cui i mezzi più piccoli risultano più agili («utile da questo punto di vista anche il coinvolgimento del personale di Protezione civile locale da noi cooordinato»).

Il mezzo aereo («gli elicotteri soprattutto, guidati dai Forestali della Regione autonoma e da noi da terra») è altra risorsa preziosa, per far fronte a un’emergenza che si rinnova e che la popolazione locale vive quasi con rassegnazione. Fra campi di grano ormai secchi e ulivi in fiamme, la parola «dolo» suona più di un sospetto: «A volte su 250 ettari di terreno trovi in fiamme aree distanti tra loro 300 metri o un chilometro» racconta Iovinelli.

Spingersi a ridosso del fuoco mentre le temperature sono ben oltre i 40°C è sfibrante: «Lo scirocco sferza la terra e il fumo in un attimo può girare, trovarcisi in mezzo non è una bella sensazione» commenta De Maria. Uno che dal crollo del Rigopiano al terremoto di Norcia, ha conosciuto calamità di ogni genere e si è fatto una certa scorza. Ma che anche tra Palazzolo Acreide, Canicattini Bagni e il Parco natuale di Cavagrande ha trovato comunque toccante un episodio.

Un intervento fortuito quanto provvidenziale: «Stavamo andando a dare supporto a una squadra circondata dalle fiamme. Un ragazzo ci è corso incontro, nel panico perché i roghi, a suo dire, minacciavano casa sua. Siamo accorsi dopo aver domato l’altro rogo: in realtà ad essere in pericolo era la villetta vicina, avvolta dal fuoco.

Il proprietario stava affrontando le fiamme con la canna dell’acqua dell’orto, la moglie era in casa pietrificata. Siamo arrivati appena in tempo. La casa si è salvata. Il proprietario in lacrime non finiva di ringraziarci». Un’immagine commovente, come i saluti dei colleghi siracusani: «Pareva di essere a casa, metà di loro era passata dal Comando di Brescia, per molti di loro gli anni professionali più belli e intensi».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
