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Ucraina, l'angoscia di Pachnjuk: «Temo per i miei familiari»

Il trentenne ginnasta ucraino affiliato all’Artistica Brescia: «Non rinnego la scelta di venire qui, non potevo immaginare tutto questo»
Il ginnasta ucraino Petro Pachnjuk - © www.giornaledibrescia.it
Il ginnasta ucraino Petro Pachnjuk - © www.giornaledibrescia.it
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F ino a qualche settimana fa Petro Pachnjuk, 30 anni, uno dei più forti ginnasti al mondo, si considerava un privilegiato. Aveva lasciato l’Ucraina per potersi  allenare nell’Artistica Brescia, A1 maschile.

Nel suo Paese non ci sono società che consentano a un atleta del suo livello di potersi preparare a tempo pieno, così quando il club cittadino gli ha proposto di venire a vivere in città per tutta la durata del torneo tricolore, ha accolto l’idea con entusiasmo, specie quando hanno potuto raggiungerlo la moglie Ayner e i figli Denid (3 anni) e Dgian (un anno). Qui ha trovato una comunità ucraina pronta ad accoglierlo e il calore dei compagni di squadra e quando si è scatenata la crisi internazionale ha cercato di concentrarsi soprattutto sulle gare. «Sono un professionista - diceva - e per quanto sia preoccupato per quanto sta succedendo devo concentrarmi sul lavoro».

Poi, una mattina, sul telefonino non sono arrivate le solite immagini di famiglia, ma scene di guerra, trasmesse dai genitori e dalla sorella che vivono a Kiev. E la sua vita è cambiata.

«Mai me lo sarei immaginato - ammette -. E sapere i miei cari in pericolo mi mette angoscia. Li sento ogni momento, temo per loro e per il mio popolo». Gli sono vicini i componenti dell’Artistica Brescia, società che l’ha tesserato dopo le Olimpiadi Tokyo concluse con un lusinghiero settimo posto nella finale delle parallele. Fino all’anno scorso, Petro si aggregava alla squadra solo in occasione delle gare, prima di accettare - quest’anno - la proposta di venire a vivere a Folzano.

«Non rinnego la mia scelta - assicura - né potevo immaginare che la situazione potesse arrivare a questo punto. Ora più che mai sono vicino alla gente del mio Paese e alla folta comunità che a Brescia sta vivendo i miei stessi tormenti». 

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