Italia e Estero

Terremoto in Marocco, la bresciana: «Che paura, attorno a noi ballava tutto»

La giovane, originaria di Casablanca: «Ho visto abitazioni sprofondare e gente morire sotto la macerie»
Un soccorritore al lavoro tra le macerie - Foto Ansa/Fadel Senna © www.giornaledibrescia.it
Un soccorritore al lavoro tra le macerie - Foto Ansa/Fadel Senna © www.giornaledibrescia.it
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La tragica situazione verificatasi in patria è stata vissuta intensamente anche dalla comunità marocchina di Brescia. Non poca la tensione tra i circa 13.000 italomarocchini residenti in provincia di Brescia (tra di loro sono 1.500 quelli che stanno in città): dolore, sgomento e timore per i propri cari. «Mi sono svegliato sopraffatto dalla notizia del terremoto in Marocco. Ho amici a Marrakech, sia italiani sia marocchini che vivono là, ma per fortuna stanno bene. I miei genitori, di Fès, hanno avvertito la scossa in modo lieve. Ci sono stati però danni agli edifici, crepe importanti nonostante i 500 chilometri di distanza dall’epicentro - racconta l’attore Elia Moutamid, bresciano di origini marocchine -. Sono molto preoccupato e addolorato per i popoli della regione dell’Atlas, perché so dove questi villaggi sono arroccati e quanto siano difficili da raggiungere - dice -. Oggi continuerò a fare il mio lavoro sul set, ma la testa sarà sempre là».

Anche Wisal Jait, di 19 anni, è una studentessa bresciana proveniente da Marrakech. «Non appena ho realizzato ciò che era successo, ho subito chiamato i parenti. Ero terrorizzata all’idea di perdere i miei cari - racconta -, grazie al cielo però erano tutti salvi. Sono incredula e dispiaciuta per la mia terra. Tra l’altro, fino a pochi giorni ero anche io lì, in ferie. Che situazione surreale».

Il terrore

Tra le testimonianze vi è quella di una giovane bresciana, I. Q. che preferisce mantenere l’anonimato, originaria di Casablanca: «Era tutto tranquillo, poi abbiamo sentito un forte boato. Le pareti ballavano, le porte sbattevano... siamo subito usciti di casa. Altre famiglie, insieme a noi, hanno passato la notte fuori. Siamo rientrati alle 6 di mattina - racconta -. Per fortuna la nostra residenza è rimasta intatta, ma a pochi isolati da qui abbiamo visto abitazioni sprofondare e la gente morire sotto le macerie».

Non sono ancora state annunciate raccolte di fondi da parte della comunità araba di Brescia, tuttavia alcune moschee della provincia si stanno adoperando per inviare sussidi economici alla popolazione colpita. Non è da escludere che venga organizzata ufficialmente una colletta. Quello che più serve, tuttavia, visto il grande numero di feriti, è donare sangue: migliaia di persone sono già accorse al Centro di trasfusioni e donazioni del sangue di Marrakech e della capitale Rabat.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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