'Mafioso non è buon padre', giudici lo allontanano dai figli

PALERMO, 26 LUG - Fare parte di Cosa nostra è "sintomatico di un'inadeguatezza alle funzioni genitoriali". Ovvero i mafiosi non possono essere buoni padri e vanno allontanati dai figli. Lo afferma il Tribunale per i minorenni di Palermo che ha dichiarato decaduta la responsabilità genitoriale di un uomo arrestato dalla Dda e poi condannato a 20 anni di reclusione. I figli resteranno con la madre, i servizi sociali hanno assicurato le «capacità genitoriali della donna, che giovandosi anche del supporto della sua rete familiare è riuscita ad assicurare ai minori un efficiente percorso scolastico e un buon modello educativo". Lo scrive Repubblica Palermo. "Il padre - si legge nella sentenza che accoglie la richiesta della procuratrice Claudia Caramanna - è stato riconosciuto colpevole di avere diretto e organizzato l'associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti operante nel mandamento di Porta Nuova, gestendo la piazza di spaccio della Vucciria, nonché per avere curato l'approvvigionamento di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente destinati alle piazze di spaccio e per avere garantito il rispetto delle regole imposte dal mandamento mafioso nel settore della droga». Per i giudici queste "condotte, giudizialmente accertate, appaiono sintomatiche di un'inadeguatezza alle funzioni genitoriali". "I modelli comportamentali del padre dei minori, improntati all'adesione al sistema di violenza e prevaricazione tipico dell'associazione mafiosa - spiega il Tribunale - sono estremamente intrisi di rischi per il percorso educativo e di crescita dei minori". Sono diverse le richieste di decadenza della potestà genitoriale avanzate dalla procuratrice per i minorenni Caramanna, che ha ricevuto minacce per il suo impegno in favore dei figli di criminali mafiosi, e dai suoi sostituti. Un percorso del tutto nuovo a Palermo, sulla scia di quanto fatto prima in Calabria dal giudice Roberto Di Bella, oggi presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, col protocollo 'Liberi di scegliere'.
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