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L'Osa accusa Maduro, 'nasconde i voti e reprime l'opposizione'

epa12135341 A handout photo made available by the Miraflores Palace press office shows Venezuelan President Nicolas Maduro voting in the elections for governors and deputies of the National Assembly in Caracas, Venezuela, 25 May 2025. EPA/Miraflores Palace press office HANDOUT ONLY AVAILABLE TO ILLUSTRATE THE ACCOMPANYING NEWS (MANDATORY CREDIT)HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES
epa12135341 A handout photo made available by the Miraflores Palace press office shows Venezuelan President Nicolas Maduro voting in the elections for governors and deputies of the National Assembly in Caracas, Venezuela, 25 May 2025. EPA/Miraflores Palace press office HANDOUT ONLY AVAILABLE TO ILLUSTRATE THE ACCOMPANYING NEWS (MANDATORY CREDIT)HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES
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CARACAS, 06 AGO - L'Organizzazione degli stati americani (Osa) ha denunciato che il governo del Venezuela nasconde i verbali elettorali delle elezioni presidenziali del 28 luglio 2024 e mantiene un apparato repressivo volto a perpetuarsi al potere. La denuncia è stata formalizzata da Gloria Monique de Mees, relatrice della Commissione interamericana dei diritti umani, durante la riunione odierna del Consiglio permanente dell'Osa a Washington. Secondo la commissione "a più di un anno di distanza, il Consiglio nazionale elettorale venezuelano non ha ancora pubblicato i verbali necessari per verificare i risultati dichiarati a favore di Maduro", in violazione della normativa nazionale e degli standard internazionali. La relazione presentata oggi documenta oltre 2.000 arresti legati alle proteste post-elettorali, 25 morti - di cui 24 per colpi d'arma da fuoco - e centinaia di casi di detenzione arbitraria, spesso in condizioni assimilabili alla tortura, con molte vittime adolescenti e civili, rende noto Infobae. "Abbiamo ricevuto testimonianze dirette da giornalisti e operatori dei media arrestati arbitrariamente", ha aggiunto Mees, delineando un quadro di repressione sistematica. La presentazione ha ottenuto il sostegno di Argentina, Stati Uniti, Canada, Paraguay, Costa Rica, Perù, Guatemala ed Ecuador. Messico, Colombia e Bolivia hanno mantenuto il cosiddetto "silenzio diplomatico", mentre il Brasile ha invocato il principio della "non ingerenza negli affari interni".

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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