Lombardia 2023: accordo fatto tra Pd e M5s, ma gli attivisti votano domani

In parte Pierfrancesco Majorino era stato scelto anche per questo: lui, più di altri, avrebbe saputo «scongelare» quel percorso di intesa incidentato dalle acredini ingombranti che avevano piantato le radici con la caduta del governo Draghi. E infatti - dopo settimane di trattative sul filo del panico - il dado è tratto: la stretta di mano sul programma, tra Pd e Movimento 5 stelle, c’è. Tanto che tutti parlano di accordo fatto. Anche se la ratifica ufficiale (e quindi la stretta di mano pubblica, quella a prova di flash fotografici) arriverà solo nella serata di domani, dopo che gli attivisti del partito di Conte avranno espresso la loro posizione in modo inconfutabile sulla piattaforma informatica sia per quanto riguarda l’intesa con il centrosinistra sia rispetto al nome del candidato governatore della Lombardia.
Più di qualcuno in casa 5s, però, non fatica ad ammettere che «in tutto questo contesto, il nome è sempre stato davvero l’ultimo dei problemi». Il placet sarebbe arrivato direttamente da Giuseppe Conte, anche se ha ribadito: «Credo sia giusto sottoporre alla valutazione degli iscritti in Lombardia l’esito del tavolo di confronto».
Equilibri
Dopo aver trovato la quadra sul pacchetto di temi e di contenuti presentato dai pentastellati, l’alleanza dunque ci sarà. Via libera sulle infrastrutture, sulla sanità, sull’ambiente, sul lavoro e - ultimo scoglio - sull’agricoltura.
Quelli che i due alleati si lasciano alle spalle sono stati giorni e ore di negoziati serrati. Del resto, all’ordine del giorno c’erano questioni non proprio di secondo piano: la dismissione dei termovalorizzatori obsoleti, l’approccio da condividere sulla realizzazione di nuove strade e arterie regionali strategiche, la questione degli allevamenti intensivi in alcune zone della regione, solo per citare alcuni esempi.
Ma è evidente che il continuo rinvio a cui si è assistito (e che ha causato non pochi attacchi di panico ai due staff politici) sia stato condizionato anche dal risiko liste. Tradotto: inglobare il M5s in coalizione significa anche lavorare sugli equilibri tra i candidati dei diversi partiti della coalizione. E il labor limae elettorale, si sa, richiede tempo.
I prossimi passi
Al contrario, il verdetto di +Europa è arrivato tempestivo come un fulmine dalla voce del segretario Benedetto Della Vedova: «Il nostro era un sostegno nei confini della coalizione che ha scelto il candidato» e quindi se il resto della coalizione, di cui fanno parte fra gli altri Pd e Sinistra Italiana, si allea con i 5s «noi prenderemo un’altra strada».
Pierfrancesco Majorino, però, non depone le speranze: «Mi auguro che tutti, +Europa ma non solo, capiscano che la sfida è aperta. Abbiamo bisogno dell’alleanza più ampia e solida possibile. La posta in gioco è il futuro della Lombardia: dobbiamo riuscire a buttare fuori Fontana».
Che succede ora? Per i 5s la scansione temporale dei prossimi passaggi la detta il coordinatore regionale Dario Violi: venerdì il voto sulla piattaforma, da domenica le autocandidature per le Regionarie, che immagina concluse entro Natale. «Il Pd ha riconosciuto l’importanza dei temi e delle proposte del Movimento, dimostrando di credere in quest’intesa. L’esito - commenta il portavoce provinciale, Ferdinando Alberti - è un documento che rispecchia i nostri valori e che può rappresentare un punto di svolta per i lombardi».
Sabato mattina, invece, il Pd sarà impegnato con la conferenza programmatica: sarà costruita «una piattaforma di idee sui grandi temi regionali» e sarà Majorino - evidenzia il coordinatore regionale dem Vinicio Peluffo - «a fare sintesi delle proposte che arriveranno dalle forze che lo sostengono».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
