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Libia: missione Ue a inizio gennaio, jihadisti da Ankara

Disco verde alla proposta formulata dalla Farnesina Sul terreno Haftar avanza prima dell’arrivo turco
Uomini delle milizie jihadiste filoturche in arrivo in Libia - © www.giornaledibrescia.it
Uomini delle milizie jihadiste filoturche in arrivo in Libia - © www.giornaledibrescia.it
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Insieme all’esercito regolare turco, Erdogan è pronto a mandare in Libia anche i ribelli siriani. Mentre la proposta di una missione Ue in Libia avanzata dal ministro Di Maio ha ricevuto il primo ok dei suoi omologhi europei, e si lavora per organizzarla il 7 gennaio sotto la guida dall’Alto rappresentante, Josep Borrell, il presidente turco rafforza il suo progetto di intervento militare a sostegno di Tripoli.

Ankara si muove. Dai combattenti turcomanni della divisione del Sultano Murat alle brigate Suquor al-Sham, Ankara ha già contattato alcuni tra i gruppi armati più attivi e fedeli, impiegati anche nell’offensiva d’autunno contro i curdi nel nord-est della Siria. Il trasferimento di armi e miliziani in Turchia sarebbe già iniziato, secondo fonti locali, in attesa di un prossimo schieramento come avanguardia nella battaglia del Governo di accordo nazionale (Gna) di al-Sarraj contro l’offensiva lanciata dal sedicente Esercito nazionale libico (Lna) del generale Haftar. Un loro invio sul terreno potrebbe anche essere improvviso, visto che non richiede alcuna autorizzazione formale. E come per le incursioni nei villaggi curdi in Siria, le milizie irregolari non verrebbero di fatto sottoposte a controlli. I gruppi di Ankara potrebbero essere guidati dalla Legione al-Sham, che già hanno legami con le milizie islamiste libiche, consolidati con reciproci scambi di armi e comandanti.

La spartizione. Un contraltare ideale per i «mercenari» russi del gruppo Wagner, che secondo Erdogan combattono con Haftar. Il via libera ufficiale all’invio delle forze armate turche è invece previsto alla ripresa dei lavori parlamentari, il 7 gennaio. L’esercito è «pronto a svolgere qualsiasi compito in patria e all’estero», ha assicurato la sua portavoce Nadide Sebnem Aktop. Il voto turco è atteso nelle stesse ore in cui Putin atterrerà a Istanbul per lanciare con Erdogan il gasdotto TurkStream. Una visita che assume sempre più il profilo di un confronto cruciale sul futuro del conflitto libico, come già avvenuto a più riprese per i fronti caldi in Siria. Sul piano diplomatico proseguono i contatti in vista della conferenza di Berlino, che dovrebbe svolgersi nella seconda metà di gennaio. La possibile missione Ue, di cui farebbero parte i ministri degli Esteri di Italia, Francia, Germania e Regno Unito, è «un importante passo avanti, ma stiamo ancora definendo alcuni dettagli. L’unica soluzione possibile alla crisi libica è politica e non militare», ribadiscono fonti della Farnesina. Intanto sul terreno continuano i raid delle forze di Haftar, che hanno colpito di nuovo con bombardamenti aerei il complesso petrolifero di Zawiya, il più importante dell’ovest libico, ed hanno annunciato di aver preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Tripoli, chiuso dal 2014. Con l’obiettivo di entrare nelle zone residenziali della capitale.

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