La «scossa» della Gelmini fa infuriare Berlusconi

Un attacco senza precedenti, per i toni e gli argomenti sensibili chiamati in causa, come l’atlantismo. Silvio Berlusconi sta vivendo così, con sempre maggiore irritazione, le prese di posizione di Mariastella Gelmini, che ha sollevato un problema politico in Forza Italia, prima per la nomina di Licia Ronzulli a commissario del partito in Lombardia, poi per le dichiarazioni del leader sulla guerra in Ucraina. «Un atteggiamento incomprensibile, parole pretestuose e offensive contro uno che è stato per due volte a capo del G8 e una a capo del G7. Roba da matti», si sarebbe sfogato Berlusconi al telefono con chi lo ha sentito in queste ore, mentre dal suo partito i luogotenenti hanno messo in chiaro che il malumore non è diffuso, ma è solo del ministro per gli Affari regionali.
In mattinata Berlusconi si è goduto l’ultimo bagno di folla a Napoli, prima di rientrare ad Arcore. Per Forza Italia è stata un successo la due giorni della convention, ma buona parte dei titoli sui giornali è stata tarata sulle parole della Gelmini, che ha accusato l’ex premier di ambiguità sull’atlantismo e sulle parole «benevole» nei confronti di Vladimir Putin.
Accuse incrociate
Berlusconi non accetta che passi l’idea di un partito diviso e taccia di irriconoscenza l’ormai ex fedelissima forzista della prima ora, assente alla giornata conclusiva della convention. Al momento non è previsto alcun chiarimento fra i due, né c’è aria di gesti clamorosi di rottura. Ma in Fi c’è chi insinua che le mosse di Gelmini siano dettate dalla perdita di controllo sul partito in Lombardia e da suggestioni di scenari politici post-Draghi. E giungono avvertimenti. In quanto capodelegazione di Forza Italia al governo, ha detto il vicepresidente azzurro Antonio Tajani, le è «richiesto un supplemento di responsabilità e buonsenso».
«Caro Antonio, responsabile sempre, ma con la schiena dritta», la replica del ministro, ancora più aspra poche ore prima di fronte alla reprimenda di Matteo Salvini, secondo cui «prima di criticare Silvio Berlusconi qualcuno dovrebbe contare fino a cinque». Gelmini ha invitato il leader leghista «a rispettare il dibattito interno ad un partito che - per il momento - non è il suo. Ho posto in Forza Italia un tema di linea politica su una posizione che comprendo bene non sia quella di Salvini, ma che riguarda la collocazione europeista ed atlantista di Forza Italia. Un problema - la conclusione del ministro - che evidentemente esiste, visto che per due volte il partito è dovuto intervenire a chiarire, a prescindere da me».
Chiara l’insinuazione sulla direzione filo-leghista di FI, un tema sollevato a suo tempo nel 2018 da Mara Carfagna, e anche di recente dall’altro ministro forzista, Renato Brunetta, che a inizio marzo ha contestato la scelta dei suoi deputati di votare con la Lega contro la riforma del catasto. Carfagna in queste ore non parla in chiaro ma il suo staff sottolinea che la sua posizione è stata ripetutamente ribadita: la linea di FI sul conflitto è quella espressa in Parlamento con il voto sul decreto Ucraina, la lealtà all’Europa e alla Nato è fuori discussione, chi dall’esterno cerca di spingere il partito in direzioni diverse resterà deluso. Si annuncia niente affatto semplice la convivenza fra le due anime di FI, quella più vicina alla Lega e quella governista, in uno scenario fluido, con tante variabili che rendono incerto il futuro, a partire da quando e con quale legge elettorale si andrà a votare.
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