Italia e Estero

La lunga notte del golpe turco con la paura per familiari e amici

La situazione resta tesa in Turchia dopo il fallimento del colpo di stato. Il racconto di Jordana Maurer, turca d'origine e bresciana d'adozione
GOLPE TURCO, PAURA A BRESCIA
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Fallito il colpo di stato che una fazione dell'esercito aveva tentato in Turchia per far cadere il presidente Erdogan

Rientrato ad Istanbul dopo ore di combattimenti e scontri che hanno lasciato sul terreno circa 200 vittime, il «sultano» ha promesso che «i traditori la pagheranno cara». 

Sono scattati gli arresti dei militari coinvolti, circa 2.800, mentre altri si sono arresi. Sono stati inoltre rimossi generali e colonnelli ritenuti responsabili, ma si ha notizia di un gruppo di golpisti ancora asserragliato, mentre il governo turco ha stretto le maglie alle frontiere per bloccare la fuga all'estero di altri. Alcuni dei responsabili del tentativo di golpe hanno chiesto asilo politico alla Grecia. 

Il governo, ha fatto sapere il premier Yildirum,considererà cambiamenti legali della costituzione per accertarsi che simili tentativi di colpo di stato non si ripetano mai più. L'ipotesi di introdurre la pena di morte.

Nel frattempo c’è sollievo nel mondo occidentale dopo il fallimento del golpe in Turchia, voce unanime dalle cancellerie, compresa l'Italia, che plaudono alla vittoria in Turchia, un alleato Nato, delle istituzioni democratiche e della stabilità. 

In una telefonata con il ministro Gentiloni, il responsabile degli Esteri turco definisce il golpe un atto terroristico. Per il fallimento del quale, decisivo è stato il messaggio che Erdogan aveva lanciato dall'aereo su cui era in volo, invitando i cittadini a scendere in piazza. 

Nella notte, Usa, Germania e Nato si erano già schierati al fianco del «governo democraticamente eletto».

La situazione nel paese resta ancora tesa. Jordana Maurer, di origini turche, ma bresciana d’adozione, ha seguito la lunga notte al telefono con familiari e amici per seguire l’evoluzione della drammatica situazione. «Non sapevamo cosa augurarci», racconta.

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