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La caccia è sospesa in Lombardia fino al 7 ottobre

Il Tar ha accolto il ricorso della Lega Abolizione Caccia, che accusa Regione Lombardia di aver moltiplicato le specie cacciabili
CACCIA, STOP FINO AL 7 OTTOBRE
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Il Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) ha accolto un ricorso della Lac, la Lega Abolizione Caccia, sospendendo di fatto ogni attività venatoria sul territorio regionale fino al 7 ottobre. La stagione era iniziata domenica scorsa e, solo in provincia di Brescia, coinvolge 20mila cacciatori.

Il provvedimento arriva dopo che, attraverso l’avvocato Claudio Linzola del foro di Milano, gli animalisti hanno presentato un ricorso in merito a quello che loro definiscono un provvedimento «pronta caccia» che Regione Lombardia ha emanato a poche ore dall’apertura della stagione, di fatto moltiplicando le specie cacciabili e ampliando la mobilità delle doppiette. «Con la piena consapevolezza del fatto - scrivono gli attivisti di Lac in una nota - che i favori illegali saranno impugnati dalle associazioni ambientaliste: lo fa, appunto, per tenersi stretti i cacciatori speranzosi, e solo questi ultimi sembrano non accorgersi di essere presi per i fondelli da decenni».

Nelle motivazioni del decreto cautelare, si legge che «in termini di violazione dei principi generali in materia, appare prevalente l’interesse pubblico generale ma anche dei cacciatori più avveduti alla conservazione ed al mantenimento della fauna selvatica». In altre parole, sentito il parere dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), l’attività viene sospesa in via cautelativa, almeno fino alla prossima camera di consiglio, fissata appunto per il 7 ottobre.

A stretto giro sono arrivate le prime reazioni, tra cui quella di Viviana Beccalossi, presidente del Gruppo misto in Consiglio regionale: «Ancora una volta i cacciatori lombardi vengono penalizzati da provvedimenti che, da un giorno all'altro, bloccano e sconvolgono il calendario venatorio. Mi auguro che la Giunta di Regione Lombardia si attivi immediatamente per prendere provvedimenti per fermare l'ennesimo attacco contro un'attività e una categoria che in molte province è sinonimo di cultura e tradizione, ma anche di presidio del territorio e dell'ambiente».

 

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