Italia e Estero

Il caso «Savona» e il braccio di ferro Lega-Quirinale

Perché la possibile nomina di Paolo Savona al ministero dell'Economia ha portato al tramonto dell'ipotesi di governo Conte
L'economista Paolo Savona - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
L'economista Paolo Savona - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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La crisi italiana parla internazionale. Nodo del contendere è la figura di Paolo Savona, economista sardo di 82 anni, al centro della battaglia che ha superato i confini nazionali tracimando nel cuore dell'Europa. Fino a intaccare il tradizionale asse franco-tedesco. Il sovranismo, è chiaro, fa parte ormai del dibattito mondiale. Ma partiamo dai fatti, che sembrano pochini. Almeno stando all'ufficialità.

Il braccio di ferro è quello che per giorni ha visto contrapposti Quirinale e Lega. Matteo Salvini è tornato a ripetere anche nelle scorse ore che la Lega ha già fatto troppi passi indietro e ribadito che sul nome di Savona non ci sarebbe stato passo indietro. «Se il professor Savona non può fare il ministro perché ha il difetto di difendere i cittadini italiani mettendo in discussione le regole europee, allora io se vado al governo ci porto il professor Savona». E ha aggiunto: «Mai servi di nessuno, mai».

In difficoltà il Movimento Cinque stelle che ha sostenuto - o meglio, ha dovuto sostenere - Paolo Savona più per la tenuta dell'alleanza che per convinzione sulla bontà delle idee. In mezzo al braccio di ferro si è trovato Giuseppe Conte che, solo nel suo studio alla Camera, prova cocktail ministeriali dallo stesso gusto.

Paolo Savona, il candidato leghista al ministero dell'Economia, è uomo dal profilo decisamente anti-tedesco e anti-euro. Ma nelle scorse ore aveva voluto chiarire le proprie posizioni: «Non sono mai intervenuto in questi giorni nella scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione Europea e, in particolare, sul tema dell'euro, perché chiaramente espresse nelle mie memorie consegnate all'Editore il 31 dicembre 2017, circolate a stampa in questi giorni, in particolare alle pagine 126-127».

Savona in una nota aveva così sintetizzato le sue posizioni: 
- Creare una scuola europea di ogni ordine e grado per pervenire a una cultura comune che consenta l'affermarsi di consenso alla nascita di un'unione politica.
- Assegnare alla BCE le funzioni svolte dalle principali banche centrali del mondo per perseguire il duplice obiettivo della stabilità monetaria e della crescita reale.
- Attribuire al Parlamento europeo poteri legislativi sulle materie che non possono essere governate con pari efficacia a livello nazionale.
- Conferire alla Commissione Europea il potere di iniziativa legislativa sulle materie di cui all'art. 3 del Trattato di Lisbona.
- Nella fase di attuazione, prima del suo scioglimento, assegnare al Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo compiti di vigilanza sulle istituzioni europee per garantire il
rispetto degli obiettivi e l'uso dei poteri stabiliti dai nuovi accordi.

«Per quanto riguarda la trasposizione di questi miei convincimenti nel programma di Governo - spiega quindi nella nota con cui ha voluto chiarire il suo pensiero rispetto agli scenari europei - non posso che riferirmi al contenuto del paragrafo 29, pagine 53-55, del Contratto stipulato tra la Lega e il M5S, nel quale vengono specificati gli intenti che verranno perseguiti dal Governo che si va costituendo «alla luce delle problematicità emerse negli ultimi anni»; queste inducono «a chiedere all'Unione Europea la piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona, individuando gli strumenti da attivare per ciascun obiettivo».

Parole che evidentemente non ha convinto il Capo dello Stato, che su Savona ha posto il veto.

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