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Donald Trump è sotto impeachment

La Camera del Congresso Usa ha votato a favore della messa in stato d'accusa del presidente
Donald Trump - Foto Ansa/Epa Michael Reynolds © www.giornaledibrescia.it
Donald Trump - Foto Ansa/Epa Michael Reynolds © www.giornaledibrescia.it
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Voleva finire nei libri di scuola come un presidente migliore di Abraham Lincoln. Invece Donald Trump è entrato nella storia indossando gli umilianti panni del terzo presidente Usa messo in stato d'accusa con la procedura di impeachment. Prima di lui sono finiti a giudizio solo Andrew Johnson nel lontano 1868 e Bill Clinton nel 1998. Entrambi sono stati assolti in Senato, come succederà con ogni probabilità in gennaio anche al tycoon, che conta sulla granitica maggioranza repubblicana nella camera alta del parlamento. Richard Nixon invece si dimise nel 1974 prima di essere imputato. 

Due i capi di imputazione per Trump: abuso di potere per le pressioni su Kiev per far indagare il suo principale rivale nella corsa alla Casa Bianca Joe Biden e ostruzione del Congresso per aver bloccato testimoni e documenti. Il voto della Camera è arrivato dopo settimane di aspre polemiche e dopo un lungo, a tratti velenoso dibattito in un ramo del Congresso saldamente controllato dai democratici. Alcuni repubblicani sono arrivati a paragonare l'indagine di impeachment all'attacco di Pearl Harbor o alla crocefissione di Cristo, sostenendo che Ponzio Pilato si è comportato meglio con Gesù. Alla fine i due articoli sono stati approvati rispettivamente con 230 e 229 voti, tutti democratici tranne tre contrari. Compatto invece il no del Grand Old Party. 

Ora si apre un nuovo fronte di guerra: dopo il voto la speaker della Camera Nancy Pelosi ha annunciato che i due articoli non saranno inviati al Senato finché non ci saranno garanzie di un processo giusto in quel ramo del Congresso, finora negate a suo avviso dalle mosse del leader dei senatori Mitch McConnell, che è andato alla Casa Bianca per coordinare le strategie e affermato che non sarà un giudice imparziale

Nel giorno più buio della sua presidenza, il tycoon ha aspettato la votazione prima twittando nel bunker della Casa Bianca e poi tenendo un comizio in Michigan, Stato cruciale per la sua rielezione. È li che ha saputo la notizia, ma ha reagito come sempre attaccando, osannato dalla folla che gridava «altri quattro anni». «Non abbiamo fatto nulla di sbagliato. Abbiamo l'appoggio del partito repubblicano», ha esordito. «Dopo tre anni di caccia alle streghe, bufale, vergogne, truffe, i democratici stasera stanno cercando di annullare il voto di decine di milioni di patrioti americani», ha denunciato, accusando l'opposizione di «abuso di potere».

Nel frattempo davanti a Capitol Hill centinaia di attivisti manifestavano a sostegno dell'impeachment, dopo gli oltre 600 tra raduni e marce in varie città di tutti i 50 Stati Usa, a partire da New York. I sondaggi mostrano un Paese spaccato a metà sulla messa in stato d'accusa ma nel frattempo il gradimento del presidente sembra salire, stando all'ultimo sondaggio di Gallup: dal 39% di quando è iniziata l'indagine all'attuale 45%.

 

 

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