Italia e Estero

Coronavirus, Ricciardi (Oms): «Guerra lunga fino all'estate»

Tanto bisognerà attendere prima di tornare a una vita normale. Rezza, (Iss): «I prossimi 14 giorni cruciali per capire l'andamento dei casi»
Un'infermiera -  Foto © www.giornaledibrescia.it
Un'infermiera - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«È bene che ci cominciamo a abituare a una guerra lunga, la Sars che era meno contagiosa finì verso maggio-giugno».  Il coronavirus è molto più contagioso della Sars e io ho l'impressione che, se ci va bene e lavoriamo tutti insieme, dovremo arrivare all'estate».

Tanto bisognerà attendere prima di tornare a avere una vita normale, secondo Walter Ricciardi, membro dell'esecutivo dell'Oms e consulente del ministero della Salute, durante la trasmissione Agorà su Raitre.

«Rispetto a quello che è successo nei giorni scorsi, con movimenti di persone da nord a sud Italia e assembramenti pazzeschi nei luoghi della movida, credo ne pagheremo le conseguenze la prossima settimana, quando finirà il periodo di incubazione del virus. Mi preoccupano particolarmente Roma e Napoli».

Quanto all'aumento dei casi in Italia, prosegue Ricciardi, «dovremo aspettare almeno due settimane per vedere una diminuzione: questa settimana continueranno a aumentare; la prossima speriamo si stabilizzino, ma soprattutto vedremo altri paesi trovarsi nella situazione in cui era l'Italia». Questo è «un problema mondiale, perciò dobbiamo intraprendere azioni di contenimento e mitigazione tutti insieme, altrimenti il virus continuerà a circolare».

«Non ci sono ancora gli elementi per parlare di picco in un Paese che presenta «una situazione a macchia di leopardo», ha detto il direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza.

«I prossimi 14 giorni - ha rilevato - saranno cruciali per capire l'andamento dei casi». Solo dopo questo periodo si potranno vedere gli effetti delle misure finora adottate. «Guardiamo con fiducia ai risultati che potrà dare quest'opera di contenimento. Serve ancora tempo, speriamo bene», ha detto ancora Rezza. La dichiarazione di pandemia da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) «non aggiunge molto», ha osservato riferendosi alle azioni di contenimento intraprese dall'Italia. Il nostro Paese «è stato fra i primi ad avere un'epidemia dentro casa», ha spiegato.

«Quello che l'Oms puntualizza è che in effetti diversi Stati hanno fatto poco per arginare la diffusione del virus. L'Italia se lo è ritrovato dentro casa nel momento del picco influenzale», ha aggiunto. Se «nell'estremo Oriente la reazione è stata abbastanza dura, purtroppo è sfuggita di mano in Iran e forse una reazione più decisa da parte dell'Europa sarebbe stata auspicabile, sembra comunque che Francia e Germania stiano adottando provvedimenti più restrittivi».

Si sente «rassicurato», Rezza, dalle misure che fanno di tutta l'Italia una zona protetta: «Facciamo un contenimento preventivo. Stiamo facendo quello che dovevamo fare, lo stato di pandemia fa sì che l'Oms inviti altri Paesi ad agire».

«La scelta di fare il test solo a chi ha i sintomi della Covid19 impedisce di avere la dimensione reale del fenomeno», ha osservato l'infettivologo Massimo Galli, dell'Università di Milano e primario dell'ospedale Sacco. «Bisognerebbe infatti sapere - ha aggiunto - quante sono le persone positive al coronavirus, comprese quelle che non hanno i sintomi. La politica del tampone solo a sintomatici alla lunga potrebbe rivelarsi insufficiente». Anche per questo secondo Galli sull'arrivo del picco in Italia c'è un punto interrogativo: tutto dipenderà dall'efficacia delle misure di contenimento

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