Italia e Estero

Conte: «Prorogare l'emergenza non è rinnovare il lockdown»

Lo dice il premier Giuseppe Conte in Aula alla Camera. E ribadisce che non c'è intenzione di adottare «nuove misure restrittive»
Il premier Conte in Parlamento - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il premier Conte in Parlamento - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Manteniamo un cauto livello di guardia, non intendiamo introdurre misure restrittive. Vi posso assicurare che da parte del Governo, mia personale, di tutti i ministri non vi è nessuna intenzione di drammatizzare, né di alimentare paure ingiustificate nella popolazione. La scelta di prorogare lo stato di emergenza non è affatto riconducibile alla volontà di voler creare una ingiustificata situazione di allarme. Se non si condivide la necessità di prorogare l'emergenza lo si dica in modo franco al governo ma non si faccia confusione sulla popolazione, perché oggi sui social c'è qualche cittadino convinto che prorogare lo stato d'emergenza significhi rinnovare il lockdown dal primo agosto. Non è affatto così».

Lo dice il premier Giuseppe Conte in Aula alla Camera. E ribadisce che non c'è intenzione di adottare «nuove misure restrittive ma, se del caso, confermare quelle misure precauzionali minime che ci stanno consentendo di convivere con il virus». 

«La risoluzione approvata ieri al Senato propone come data il 15 ottobre» per la proroga dello stato d'emergenza da Coronavirus: «preannuncio che il governo, qualora venisse confermata qui alla Camera, si atterrà a questa indicazione temporale». 

«La scelta di prorogare può ledere l'immagine del nostro Paese all'estero, si è detto anche questo, ma è vero il contrario. L'Italia è attualmente da tutti vista come un Paese sicuro. Anche questo dibattito parlamentare dovrebbe attenersi ai profili tecnici e giuridici della decisione, perché proprio un’impropria drammatizzazione del significato e degli effetti della proroga dello stato di emergenza - questa drammatizzazione - sarebbe suscettibile di creare un potenziale nocumento all'immagine del Paese all’estero».

«L'accusa di volere prorogare lo stato di emergenza per giovarsi di poteri extra ordinem è sbagliata. Qualora il Cdm adottasse la delibera di proroga dello stato di emergenza, non per questo il presidente del Consiglio sarebbe autorizzato a emanare dpcm. Il potere del presidente del Consiglio dei ministri non deriva dalla dichiarazione dello stato di emergenza, né, dunque, si protrarrebbe per effetto della sua proroga, ma si radica nella normativa di rango primario. La dichiarazione dello stato di emergenza costituisce certamente il presupposto di fatto, il requisito sostanziale, ma non potrebbe in alcun modo legittimare l'adozione dei dpcm, se non fosse affiancata da una fonte abilitante di rango legislativo. Dunque, per poter continuare a essere esercitato dopo il 31 luglio, quel potere richiederà comunque un ulteriore intervento normativo, ovvero un nuovo decreto legge, che sarà sottoposto all'esame parlamentare per la sua conversione in legge. Con quel decreto, dovranno essere differiti i termini contenuti nei decreti legge n. 19 e n. 33» adottati nel corso dello stato d'emergenza, «coerentemente con il termine prorogato». Spiega il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nelle sue comunicazioni alla Camera

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