Bresciana a Tel Aviv: «I giorni scanditi dal suono delle sirene»

Da cinque anni vive a Tel Aviv dove lavora come manager di un’azienda locale e dove alterna la professione con la passione della musica. Per Michela Giuliano, 32 anni, bresciana, sono giorni di paura.
«Gli ultimi 5 giorni - confessa - sono stati surreali, con più di 2.000 missili lanciati da Hamas sui civili israeliani. La nostra vita è dettata dal suono delle sirene. Si mangia, si dorme e ci si lava solo nei momenti di tregua. Da quando suonano le sirene, qui abbiamo 90 secondi per metterci al riparo, ma solo 15 nelle città a sud di Israele più vicine al confine con Gaza. Non sapendo mai quando il prossimo missile verrà lanciato bisogna essere sempre pronti per un possibile attacco. Le città sono praticamente deserte e anche una semplice passeggiata col cane può trasformarsi in un incubo, quindi si cerca di rimanere sempre vicini a casa o a un rifugio anti bomba».
Oggi Tel Aviv è sicura? «Essere nel mezzo della guerra non è sicuro per nessuno. Ma nonostante tutto mi sento sicura a Tel Aviv, perché so che non c’è niente di più importante per Israele che proteggere la vita dei suoi cittadini e l’esercito israeliano lavora per minimizzare i danni da entrambe le parti. Se non fosse per l’Iron Dome, il sistema di difesa creato per intercettare e distruggere a mezz’aria i missili che entrano nel territorio israeliano, sicuramente molte città, tra cui Tel Aviv, sarebbero state colpite in modo pesante. I danni ci sono comunque perché i pezzi di missili cadono a terra distruggendo scuole, case, attività commerciali e purtroppo anche vite umane».
Da italiana in Israele, cosa ha capito del conflitto? «Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente, è uno Stato in cui mussulmani ed ebrei, uomini e donne hanno gli stessi diritti. É uno Stato che desidera migliorarsi continuamente per costruire ponti sempre più solidi tra religioni ed etnie che popolano il Paese. Hamas invece sostiene di essere l’unico rappresentante legittimo del popolo palestinese nonostante nessuno l’abbia mai scelto per governare. Si è imposto e autoproclamato leader della popolazione palestinese, arrivando addirittura a bombardare Gerusalemme, la città più importante del mondo delle religioni monoteiste, Islam compreso. Alla luce di questo fatico a comprendere il concetto di conflitto israelo-palestinese perché credo sia fuorviante, suggerendo di schierarsi per un popolo piuttosto che per l’altro come fossero squadre di calcio. Israeliani e palestinesi sono persone e qualsiasi invocazione di "morte agli ebrei", così come di "morte agli arabi" va condannata. Il vero nemico di entrambi i popoli è l’estremismo che sfocia nella violenza».«Nel caso di Hamas - prosegue Michela - il suo unico obiettivo è fare scomparire Israele dalla mappa, come ha più volte dichiarato, incurante dei danni causati in primis alla sua stessa popolazione, date le prevedibili reazioni israeliane. La Palestina merita uno stato libero dalla tirannia di Hamas; uno Stato che costruisca ospedali e scuole invece di tunnel e missili. Israele invece merita di vivere tranquillamente, ha il diritto di esistere e il dovere di difendere le vite dei suoi cittadini».
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