Beni per 65 mln sequestrati per bancarotta fraudolenta

BARLETTA, 05 NOV - Beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 65 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri a quattro persone e cinque società edili finite in una inchiesta della Procura di Trani per bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento di debiti verso l'Erario. I sigilli riguardano 112 unità immobiliari, somme di denaro e strumenti finanziari nella disponibilità degli indagati frutto del reato di bancarotta, distrazione, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento di debiti verso l'Erario, complessivamente per circa 40 milioni di euro; tre immobili oggetto di autoriciclaggio; partecipazioni o quote di tutte le società e delle aziende, amministrate o comunque riconducibili agli indagati; 9 compendi aziendali relativi a otto società e una ditta individuale per un valore stimato di circa 25 milioni di euro. L'indagine, denominata Circùmfero, è partita da accertamenti investigativi su tre società edili, amministrate dalla stessa persona e costituite in Ati per l'attuazione di un programma di edilizia convenzionata con il Comune di Trani. Secondo l'accusa gli indagati non avrebbero versato gli oneri di urbanizzazione oggetto di convenzione, per oltre 2 milioni di euro di cui Tar Puglia nove anni fa ingiunse il pagamento. Le imprese per non ottemperare al provvedimento dei giudici amministrativi avrebbero compiuto "una serie di operazioni distrattive del patrimonio e fittizie compravendite immobiliari", spiegano i finanzieri, cedendo unità abitative di nuova costruzione e altri beni societari a favore di altre due società comunque riconducibili però allo stesso imprenditore. Inoltre, gli indagati avrebbero simulato pagamenti mai portati all'incasso con scritture contabili falsate per mascherare la natura fallace delle operazioni. Tutte le operazioni avrebbero provocato "il dissesto patrimoniale delle società coinvolte e la loro messa in liquidazione giudiziale dal Tribunale di Trani". Le due società acquirenti, avrebbero ostacolato "l'identificazione della provenienza delittuosa delle unità immobiliari acquisite" sarebbero state a loro volte smembrate e comprate da tre nuove imprese edili, gestite da familiari dell'imprenditore inizialmente dichiarato fallito.
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