Terrore a Milano, tredici colpi esplosi in tribunale

Claudio Giardiello ha sparato tredici colpi e aveva due caricatori pieni: lo ha spiegato il procuratore capo di Brescia Buonanno
Gli interni del Tribunale di Milano dove avvenne la sparatoria
Gli interni del Tribunale di Milano dove avvenne la sparatoria
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Claudio Giardiello «ha agito con fredda premeditazione». Lo ha dichiarato il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno, ricostruendo le fasi dell'aggressione dell'uomo che oggi al palazzo di Giustizia di Milano ha ucciso tre persone.

Giardiello «si era dotato di due caricatori pieni e ha esploso ben tredici colpi di arma da fuoco», ha proseguito  Buonanno durante la conferenza stampa. «Lo scenario che si è parato innanzi ai nostri occhi è di stupore e gravità inaudita. Non si riesce a comprendere come un uomo imputato di un reato neanche poi tanto grave abbia potuto porre in essere un atto così inconsulto e grave».

Prima ha colpito i due coimputati, Giorgio Erba, 60 anni, deceduto sotto i ferri al Policlinico, dove era stato trasportato in condizioni disperate, e suo nipote Davide Limongelli, e dopo l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, 37 anni, chiamato a deporre durante l'udienza.

L’assassino «si è allontanato dall’aula e scendendo dal terzo al secondo piano ha incontrato Stefano Verna, il commercialista che era stato interessato alle indagini, e lo ha colpito alle gamba. Poi si è diretto nello studio del giudice Fernando Ciampi e ha esploso due colpi di arma da fuoco: un colpo l’ha colpito alla scapola trapassandogli il collo mentre l’altro l’ha ferito in zona inguinale».

«Quello che assume un aspetto veramente preoccupante - ha spiegato il magistrato - è che Giardiello possa avere organizzato un omicidio già prima di entrare nell’aula di udienza».

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