Renzi: «Via i segreti». E Piazza Loggia vuole la verità

L’Associazione familiari delle vittime di piazza Loggia commenta: «Difficile, bisogna che tutti gli enti diano tutti i documenti».
AA
Trasparenza totale. Matteo Renzi è stato chiaro: «Abbiamo deciso di desecretare gli atti delle principali vicende che hanno colpito il nostro Paese e trasferirli all’archivio di Stato. Per essere chiari: tutti i documenti delle stragi di piazza Fontana, dell’Italicum o della bomba di Bologna. Lo faremo nelle prossime settimane».
 
Non cita piazza Loggia, ma l’annunciata svolta dovrà riguardare ovviamente anche quanto ancora si nasconde dietro l’attentato che il 28 maggio di quarant’anni fa e le affermazioni del premier non sono passate inosservate a chi, proprio a Brescia, ha fatto della lotta per l’abolizione del segreto di Stato una delle ragioni di vita. Manlio Milani, presidente dell’Associazione famigliari delle vittime di piazza Loggia, commenta positivamente la presa di posizione del presidente del Consiglio. Ora attende di capire i suoi prossimi passi.
 
«La legge che impone la rimozione del segreto di Stato su atti con più di trent’anni di vita c’è dal 2007. Ci sono voluti quattro anni perché fossero licenziati anche i decreti attuativi. Ma da allora - commenta Milani - non mi risulta siano stati fatti altri passi avanti».
 
«Il problema - prosegue il presidente dei familiari delle vittime - non è più l’assenza dello strumento legislativo, ma le modalità con le quali renderlo operativo. Tutti gli enti amministrativi dovrebbero mettere a disposizione i documenti che hanno all’archivio di Stato. Ma non basta. Servono elenchi e indici consultabili: strumenti che consentano di capire cosa c’è nei singoli archivi. La sfida è quella di garantire la discovery di tutti gli atti secretati, non solo di quelli meno compromettenti. La speranza c’è, ma ho la sensazione che questo resti un percorso complesso».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia