Funghi: un tesserino unico per i cercatori

Scatena polemiche il tentativo di rendere omogenee le regole, fino a oggi lasciate in mano ai singoli territori
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Ha scatenato polemiche, apprensioni e malumore la decisione del Consiglio regionale di istituire un tesserino unico, valido per tutto il territorio lombardo, per la raccolta dei funghi. 
 
Sulla carta, si tratta del tentativo di rendere omogenea la legislazione e le regole di questa diffusissima pratica, fino a oggi lasciata in mano ai singoli territori, creando nella realtà un po’ di confusione. 
Per alcune forze politiche e per gli enti locali che fino a oggi hanno gestito in autonomia la partita, è un modo per «espugnare» un ambito che faceva introitare risorse a livello locale poi impiegate per iniziative di educazione e promozione del territorio. 
 
Mentre qualcuno urla già all’introduzione di una nuova «tassa sul porcino», la norma prescrive che i Comuni lombardi possono (non devono, è quindi una facoltà lasciata a ciascun ente) subordinare la raccolta dei funghi sul proprio territorio al possesso di un apposito patentino, che avrà validità quinquennale in tutta la Lombardia. 
 
La parola fine sulla vicenda, che sta facendo discutere da alcuni mesi, non è però ancora stata scritta, visto che le modalità operative dovranno essere stabilite dalla Giunta del Pirellone entro la fine dell’anno, previo un uovo passaggio in Commissione, organismo nel quale si preannuncia un acceso confronto.
Con il patentino i cercatori potranno raccogliere liberamente i funghi in tutta la Lombardia, senza preoccuparsi, come accade oggi, di informasi ogni volta sulle regole delle singole zone, acquisendo di volta in volta un permesso.
 
Il regolamento prescrive la quantità massima giornaliera raccoglibile (tre chili), le modalità (utilizzare un cestino, con pulizia del miceto sul posto, senza smuovere il terreno), i tempi (dall’alba al tramonto) e le zone escluse (le riserve naturali integrali). Ma, soprattutto, indica la destinazione degli introiti (per la Comunità, si tratta di parecchie decine di migliaia di euro ogni anno), che vengono utilizzati per l’organizzazione dei presidi micologici nelle località turistiche e di una serie di lezioni didattiche a partire dall’autunno, oltre che per la stampa a la diffusione del regolamento stesso.

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