Caso Yara, a Brescia il ricorso per la scarcerazione

L’appello dei legali di Massimo Bossetti. Da 102 giorni il muratore bergamasco è in isolamento
Caso Yara: chiesta la scarcerazione per Bossetti
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Una delle più clamorose storie giudiziarie dell’Italia contemporanea vede oggi il compimento di un importante passaggio processuale.

In mattinata, infatti, gli avvocati di Massimo Giuseppe Bossetti, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti, depositeranno al Tribunale delle Libertà di Brescia l’appello contro l’ordinanza di rigetto dell’istanza di scarcerazione emessa dal Gip di Bergamo il 15 settembre scorso.

Oggetto dell’ordinanza sono la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato, e il pericolo di reiterazione del reato. «Ci auguriamo che questo Collegio possa analizzare approfonditamente le nostre osservazioni, soprattutto - afferma l’avvocato difensore Claudio Salvagni - assumendo una decisione scevra da ogni pressione e coinvolgimento esterno. Le nostre argomentazioni non aggiungono alcun elemento nuovo, ma sottolineano le incongruenze che sono riscontrabili nelle consulenze della Procura».

Dopo il deposito del riesame il giudice dovrà fissare un’udienza, che si terrà nei venti giorni successivi, nella quale si realizzerà il contraddittorio tra le parti in camera di consiglio.

Oggi è il centoduesimo giorno che Massimo Bossetti trascorre in regime di isolamento nel carcere di via Gleno a Bergamo, ossia dal 16 giugno, data in cui è stato prelevato dal cantiere di Seriate. Bossetti nel suo periodo di carcerazione, durante il quale ha la possibilità di vedere solamente, oltre ai suo avvocati, la moglie Marita Comi e il sacerdote del carcere, è stato interrogato più volte dagli inquirenti e si è sempre dimostrato collaborativo.

In un caso ancora oggi avvolto da troppi interrogativi (primo su tutti il movente dell’uccisione della povera Yara), l’opinione pubblica, oltre ovviamente ai diretti interessati, pretende chiarezza sull’opportunità di mantenere in carcere l’uomo sul quale pende un unico grande indizio: il suo Dna, rinvenuto sul corpo della vittima. Indizio che, secondo gli avvocati, oggi non appare più limpido come prima.

Sul Giornale di Brescia in edicola oggi o su Gdb Digital l'Intervista di Guido Lombardi all'avvocato di Giuseppe Bossetti Cluadio Salvagni

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