Hub della Conoscenza, il progetto dedicato al lavoro Made in Italy

Luca Gervasio (redazione Hub)
Durante l’incontro è stato analizzato il rapporto tra le aziende e il territorio. Guardando al futuro, sviluppo sostenibile e qualità lavorativa sono le componenti essenziali
L'intervento di Ferruccio De Bortoli - © www.giornaledibrescia.it
L'intervento di Ferruccio De Bortoli - © www.giornaledibrescia.it
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Il 1° aprile si è tenuta a Leno, presso l’istituto di credito Cassa Padana, un’iniziativa del progetto Hub della Conoscenza dal nome «Territori e Imprese del Made in Italy, nuova bussola cercasi». Durante l’evento è stato analizzato il rapporto tra le aziende e il territorio e sono state individuate le misure correttive che devono essere adottate affinché si possa creare valore nel tessuto imprenditoriale. Protagoniste della giornata sono state le studentesse Camilla Zanetti, dell’Itas Pastori, e Paramjiit Kaur, dell’Iis Capirola, le quali hanno inaugurato il momento di dialogo con Ferruccio De Bortoli, giornalista e saggista, Giovanni Azzone, presidente della Fondazione Cariplo, e Claudio Rovere, presidente di Holding industriale spa.

La visione dei giovani

Camilla Zanetti ha focalizzato l’attenzione sulla questione dello sviluppo sostenibile. La ragazza, in modo particolare, ha evidenziato la necessità di raggiungere una mobilità che riduca l’impatto causato dall’ampliamento delle città. Accanto a ciò ha posto in risalto l’esigenza di ricorrere alle fonti rinnovabili per produrre energia elettrica. Esse non rappresentano una scelta, ma la chiave di un cambiamento. Infatti, attraverso il loro impiego, si ha la possibilità di sfruttare pienamente i vantaggi offerti: la sostenibilità, l’utilizzo di risorse illimitate, l’indipendenza energetica e l’innovazione.

Successivamente Paramjiit Kaur ha rivolto lo sguardo al mondo professionale presentando i risultati del sondaggio realizzato dall’Hub a Futura Expo. Alla domanda «Quali sono le tue priorità nella vita?» emerge la risposta «lavoro», pilastro fondante della crescita. Questo è anche una delle principali preoccupazioni del futuro di concerto con l’attuale contesto geopolitico. Spesso, infatti, i giovani osservano di non essere valutati pienamente e di non essere percepiti come una risorsa da parte delle imprese. Al contrario le attività aziendali non possono isolarsi da tale problema. Esse sono gli attori in grado di condizionare direttamente, mediante le azioni intraprese, l’area in cui operano.

L’offerta lavorativa, dunque, deve divenire uno strumento cardine per la conquista di una duplice finalità. È essenziale per la realizzazione e la stabilità personale e per l’adempimento degli obiettivi di carattere ambientale.

Una nuova concezione di lavoro

Nel suo intervento Ferruccio De Bortoli ha riflettuto sul concetto del lavoro, rapportandolo alle nuove generazioni. Secondo il giornalista, più precisamente, in molte casistiche ciò non rappresenta più il centro della vita e, quindi, deve essere inteso in una differente ottica. Esso è la migliore forma di promozione della persona. Tuttavia troppe volte questa valenza viene tralasciata, comportando, di conseguenza, una fuga dei giovani verso poli maggiormente dinamici. Serve un sistema che sia in grado di valorizzare le capacità professionali di ciascun soggetto, dall’ambito ideale a quello economico. La vera sfida consiste nell’impiegare a pieno la qualità umana ed abbandonare l’idea che il declino sia inesorabile.

Sulla stessa linea anche Giovanni Azzone, il quale ha segnalato la mancanza di attrattività nelle aree geografiche più soggette allo spopolamento. Per invertire la rotta si rende necessario costituire delle zone di sviluppo e garantire la coesione ambientale per eliminare le disuguaglianze. Si deve poi agire sui Nit, i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non sono né occupati, né impegnati in percorsi di istruzione o formazione, accompagnandoli durante il percorso professionale. Per fare questo serve però il coinvolgimento di tutte le realtà: scuola, pubblica amministrazione, terzo settore e imprese. Esse devono prendersi la responsabilità di fare delle scelte che portino ad un concreto cambiamento.

Un particolare modello di impresa

Presa la parola, Claudio Rovere, ha presentato il modello strategico adottato nella sua attività, al fine di generare ricchezza sotto l’aspetto quantitativo e qualitativo. Esso si fonda sull’unione delle aziende di piccole dimensioni nel tentativo di contrastare l’instabilità globale. Holding spa è un tavolo di imprenditori che agiscono nella società da protagonisti, mantenendo, al contempo, la propria indipendenza. Un grande pilastro è edificato sul canale degli utili. Le risorse generate vengono reinvestite nel territorio per accrescerlo e tutelare il benessere della popolazione. Il presidente ha infine auspicato che la struttura organizzativa possa essere estesa all’intero comparto manifatturiero nazionale.

Orientamento al futuro

«Il Made in Italy sarebbe il terzo brand più ricercato su Google», così ha concluso Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano e direttore scientifico dell’Hub della Conoscenza. Il punto focale consiste nel mettere al centro il capitale umano e le capacità imprenditoriali. La bassa Bresciana, in quanto elemento della Lombardia orientale, assieme a Cremona e Mantova, deve puntare sulla valorizzazione delle attività agroalimentari, dando vita a piattaforme competitive nei settori suinicoli e lattino-caseari.

Le possibilità di vittoria ci sono, ma bisogna utilizzare la ricetta corretta. Sviluppo sostenibile e qualità lavorativa sono le componenti essenziali. Si deve solamente sfruttare al meglio l’abilità del «Fatto in Italia».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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