Conservare il passato con la tecnologia: ecco il robot restauratore

Se sia una nuova frontiera della robotica o invece soltanto una dimostrazione delle potenzialità di questa branca della tecnica - senza conseguenze nell’immediato -, è ancora presto per dirlo. Di certo c’è che un robot umanoide in grado di svolgere, in modo parziale, attività di restauro prerogativa fino a questo momento di professionisti in carne e ossa, pone interrogativi inediti agli addetti ai lavori.
Mercoledì 7 maggio un gruppo di studenti della sede di Milano della Scuola di restauro di Botticino-Valore Italia ha assistito a una simulazione dimostrativa delle capacità di un «robot umanoide cognitivo» - battezzato giocosamente «RoBee» - progettato dall’azienda italiana Oversonic robotics (sede nella provincia di Monza Brianza) e già utilizzato in precedenza in ambito industriale e sanitario.
«RoBee»
Nel corso della dimostrazione, basata su sistemi di computer vision, intelligenza artificiale e interazione vocale, l’umanoide si è cimentato in attività pratiche e teoriche, interagendo direttamente con i restauratori.
Prima ha eseguito un’analisi diagnostica di un capitello rilevando sulla sua superficie una tipica crosta nera conseguente all’esposizione di questo tipo di reperti all’aperto. Poi il robot ha risposto ad alcune domande degli studenti sul tipo di azioni da svolgere per pulire il capitello: «RoBee» ha dimostrato di essere in grado di riconoscere oggetti e le persone, nonché di essere in grado di interagire con gli esseri umani presenti attorno a lui.

L’incontro è stato organizzato in occasione dell’Innovation week del Milano innovation district (Mind, si è svolto dal 5 al 10 maggio), con la collaborazione anche dell’ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio del Gruppo San Donato. L’amministratore delegato di Valore Italia, Salvatore Amura, chiarisce l’utilità dell’iniziativa per la Scuola di restauro e per tutti coloro che la frequentano: «È un’operazione che si integra in un processo più ampio che abbiamo avviato più di due anni fa insieme all’ospedale Galeazzi, dove noi portiamo le nostre opere d’arte per sottoporle a diagnostica - spiega Amura -. A ciò abbiamo aggiunto ora questa operazione con Oversonic, per inserire anche la robotica avanzata in questo processo di innovazione continua».
Orizzonti
Conoscere le tecnologie, dunque, per imparare a servirsene in modo efficace: «È una sfida enorme e allo stesso tempo fondamentale - aggiunge l’amministratore delegato di Valore Italia -, e noi come luogo di alta formazione siamo chiamati a confrontarci con le innovazioni, senza pregiudizi. La tecnologia ci aiuta a qualificare e a dettagliare la tipologia dei nostri interventi. Già oggi noi abbiamo una diagnostica di altissimo profilo: ora aggiungiamo questa parte della robotica che troverà sempre più spazio nelle nostre attività didattiche, per fornire ai nostri studenti tutte le informazioni e competenze possibili per trovare spazio poi nel mercato del lavoro».
Ma la figura del restauratore - così rassicura Amura - non sarà sostituita da robot: «Il fattore umano sarà sempre insostituibile perché è l’uomo che programma e indirizza l’attività della robotica. Mani e testa insieme nel prendersi cura del nostro straordinario patrimonio artistico rimangono imprescindibili».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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