GdB & Futura

Se il robot affianca il chirurgo nell'esecuzione del bypass coronarico

L’ospedale Civile è uno dei tre centri italiani a praticare l’innovativa procedura per riparare la valvola mitrale e aortica
Chirurghi in sala operatoria
Chirurghi in sala operatoria
AA

Minore invasività e maggiore precisione. Questi i vantaggi della chirurgia coronarica con assistenza robotica già eseguita su due pazienti al Civile, uno dei tre ospedali italiani in cui si utilizza la robotica in cardiochirugia. «Da anni sta crescendo l’approccio mini-invasivo per le più comuni procedure chirurgiche, ma l’assistenza robotica ha interessato inizialmente soprattutto urologia e ginecologia» spiega Stefano Benussi, direttore del Dipartimento cardiotoracico e professore associato dell’Università degli Studi di Brescia.

La tecnologia

Il professor Benussi ha coordinato il team multidisciplinare che ha eseguito la procedura di chirurgia coronarica con assistenza del robot. L’équipe era composta da cardiochirurghi, cardioanestesisti, emodinamisti e specialisti del blocco operatorio cardiotoracico. «L’uso della chirurgia robotica assistita, innanzitutto, migliora l’esecuzione del bypass coronarico, perché permette ai chirurghi di osservare le coronarie prima di intervenire grazie ad una visione tridimensionale e ingrandita del campo operatorio e a strumenti chirurgici che consentono di eseguire movimenti altrimenti non possibili dalle mani dell’uomo- spiega Benussi -. Non solo. La minore invasività della procedura, che prevede tre mini forellini laterali rispetto alla cicatrice lasciata dalla frattura ossea dello sterno che deve essere diviso in due, ha un’incidenza molto più bassa di complicanze per il paziente se rapportata all’approccio standard di accesso dopo sternotomia mediana e un recupero più rapido dopo l’intervento, nell’ordine di una decina di giorni, spesso senza bisogno di riabilitazione a fronte degli oltre due mesi dell’approccio standard. Poi, fattore da non sottovalutare, minore è il dolore nel post-operatorio».

Il professor Stefano Benussi
Il professor Stefano Benussi

L’integrità dello sterno e il piccolissimo accesso chirurgico riducono in modo significativo il sanguinamento e, quindi, la necessità di trasfusione di sangue al paziente. L’assistenza del robot, dunque, è l’ultima frontiera della costante e inarrestabile evoluzione delle procedure chirurgiche. Si aggiunge, e può sostituire, la procedura standard di sternotomia mediana, ma anche l’approccio mini invasivo per posizionare il bypass coronarico che prevede una o più piccole incisioni effettuate tra le coste. Quest’ultimo intervento, anche se effettuato con l’ausilio del robot, non richiede che sia fermato il cuore e neppure che venga utilizzata la macchina cuore-polmone.

Frequenza

Due gli interventi finora eseguiti al Civile e - afferma Benussi - «a regime su un totale di 250 casi di chirurgia coronarica l’anno, la maggior parte dei quali effettuati con metodica standard, ne dovremo effettuare uno a settimana con il robot». Come mai, quindi, si ricorre in modo non così frequente a fronte dell’efficacia a lungo termine della chirurgia robotica per l’esecuzione di by pass coronarici, come risulta da recenti studi scientifici e dei vantaggi immediati per i pazienti? Il limite iniziale è costituito dal costo di acquisizione del sistema e della complessità del suo utilizzo. Costi che possono essere ammortizzati se si raggiunge un minimo di procedure l’anno: al Civile, nelle due sale multifunzionali dedicate a interventi per un numero crescente di discipline chirurgiche, nel 2022 gli interventi sono stati complessivamente seicento con una progressione significativa: dai quindici di gennaio ai circa sessanta di dicembre.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia