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Non si stanca e sta sempre calmo, ecco l’otorino-robot

Ingegneria e Spedali Civili lo hanno sperimentato sui manichini e adesso entra in sala operatoria
Francesco Doglietto (a sinistra) nel laboratorio di Robotica Avanzata con Fabio Tampalini - Foto New Reporter Nicoli  © www.giornaledibrescia.it
Francesco Doglietto (a sinistra) nel laboratorio di Robotica Avanzata con Fabio Tampalini - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Mentre ci facciamo domande che lasciano il tempo che trovano, e cioè se i robot prenderanno il sopravvento; se ruberanno il lavoro all'uomo; se rappresentano una minaccia, ecc-ecc, il mondo va per la sua strada. E, nel caso dell'incontro fra robotica e medicina, viaggia sempre più veloce. Lo ha mostrato in modo plateale il primo impianto permanente di una mano robotica realizzato due mesi fa dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. La domanda allora diventa: in che misura i robot ci stanno aiutando a migliorare la qualità della vita?

In città, un team di neurochirurghi e ingegneri dell'Università degli Studi di Brescia e degli Spedali Civili sta sviluppando un sistema che consente a un braccio robotizzato di facilitare le operazioni obbedendo semplicemente ai movimenti della testa del medico. «È un sistema di robotica collaborativa - spiega il prof. Fabio Tampalini, referente del Laboratorio di Robotica Avanzata -, che vogliamo applicare alla neurochirurgia endoscopica transnasale del basicranio», cioè a tutte quelle operazioni che si avvalgono di uno strumento di visualizzazione (l'endoscopio) per accedere al bersaglio chirurgico attraverso cavità naturali (in questo caso la cavità nasale) e trattare così patologie della base cranica, tumori compresi.

Questa tecnica, sviluppata negli ultimi vent'anni, prevede la presenza di un otorino al tavolo operatorio per inserire e reggere l'endoscopio per tutta la durata dell'intervento. «Spesso sono interventi da 6-8 ore - commenta Francesco Doglietto, neurochirurgo che ha dato il via al progetto -, e lo spazio in cui si opera è minimo, di solito 15 millimetri. Dunque molto stancanti e con un alto rischio di intralciarsi a vicenda con gli strumenti».

Da qui l'idea, partita da Toronto, passata dalla Germania e approdata a Brescia, di sostituire l'otorino con un robot. «Questo robot può condividere lo spazio del paziente e del medico. È completamente sicuro: si arresta al tocco, non necessita di un display per il controllo ed è molto flessibile - illustra Tampalini -. In una prima fase abbiamo usato una telecamera esterna che riconosceva i movimenti della testa del chirurgo per pilotare il robot tramite marker passivi applicati a un paio di occhiali. Poi abbiamo introdotto l'uso di un controllo Wii (come il telecomando della Nintendo, ndr), che ingloba alcuni accelerometri. Questi permettono una risoluzione maggiore nel riconoscimento del movimento del chirurgo che deve essere poi replicato dal braccio robotizzato».

Al momento il sistema è stato testato, con successo, sui manichini in laboratorio mentre in sala operatoria sono stati fatti 20 interventi con un robottino di prova comandato da un pedale. Il grado d'impatto di questa ricerca si commenta da solo. Oggi, la maggior parte dei robot impiegati, come il Da Vinci, hanno dimensioni colossali, non interagiscono con il medico (che li controlla da monitor a distanza), e non sono adatti alle micro-operazioni di precisione. «I vantaggi di questo sistema sono tanto più evidenti quanto più gli interventi sono complicati - conferma Doglietto -. Se bisogna passare fra nervi che non vanno toccati, il robot non li toccherà. Così come, in una situazione di stress come un'improvvisa emorragia interna, non perde la calma».

E gli otorini? I robot finiranno allora per rimpiazzare otorini e specializzandi? «No. Sarà un'integrazione. Al training uomo-uomo si aggiunge anche quello uomo-robot». L'obiettivo adesso è portare tutta l'innovazione nella realtà. Per farlo, il team progetta di inglobare gli accelerometri della Wii in un dispositivo indossabile dal chirurgo, come un paio di occhiali. A quel punto il passo verso il robot neurochirurgo sarà ancora più breve.

 

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