L’UniBs porta AI e sensori nei campi per monitorare fertilizzanti e azoto

Per i campi è un nutriente importante, per gli ecosistemi - se mal gestito - un potenziale inquinante. L’azoto fornito ai terreni agricoli tramite fertilizzanti ha un’efficienza variabile, e in condizioni sfavorevoli può finire in larga parte perso con conseguenze anche negative sull’ambiente.
Un aiuto all’agricoltura potrebbe però arrivare dall’intelligenza artificiale. Una ricerca internazionale coordinata dal Dipartimento di Ingegneria meccanica e industriale dell’Università degli Studi di Brescia sta infatti lavorando a una tecnologia che permetta agli agricoltori, tramite l’AI, di tenere monitorata la perdita di azoto nei campi e massimizzare così l’efficacia dei fertilizzanti.
«Artificial Intelligence Application for Farming» (App4Farm) è il nome del progetto, a cui partecipano l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Cnr, l’Università degli Studi di Firenze, il German Research Centre for Geosciences e, in Irlanda, la Munster technological university. La ricerca è promossa dal programma europeo Ict Agri-Food, con un finanziamento complessivo di oltre 800mila euro, a cui ha contribuito anche il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste per l’Italia. Di 80mila euro la quota per l’Università degli Studi di Brescia.
L’ateneo bresciano
Responsabile del progetto è il professore dell’UniBs Claudio Carnevale, coadiuvato dalle ricercatrici Sabrina De Nardi e Lucia Sangiorgi: «I fertilizzanti azotati sono alla base della fornitura di nutrimento alle piante, ma vanno usati con raziocinio e hanno una capacità molto limitata di essere assorbiti da suolo e piante - spiega -. Con le perdite si crea un’eccedenza di azoto che può diventare nociva non solo per le falde, ma anche per l’atmosfera, a causa della generazione di ammoniaca e protossido di azoto, che impattano sull’inquinamento dell’aria e sul cambiamento climatico».
Perdite che invece il progetto App4Farm vorrebbe monitorare con l’AI: tramite sensori installati nei campi raccoglierebbe dati sul suolo e le piante con cui l’agricoltore, tramite una dashboard, potrebbe controllare in tempo reale l’efficienza della gestione dell’azoto. Un sistema «win-win», con risparmi economici per l’agricoltore e benefici per l’ecosistema - ma anche vantaggi per i consumatori: «Sensori, dati e informazioni portano ad avere una filiera più controllata», spiega Carnevale.
I primi test del progetto, che durerà fino alla primavera del 2026, cominceranno l’anno prossimo in Germania e in Irlanda. Ricerche sulle applicazioni dell’AI all’agricoltura sono sempre più diffuse, ma per un utilizzo sistematico occorre forse attendere un po’: «Manca ancora qualche anno - dice Carnevale -. Dal punto di vista scientifico queste tecnologie sono abbastanza consolidate, da quello pratico il loro utilizzo è ancora in fase iniziale. Ci sono però aziende che stanno puntando molto su questo settore».
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