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G-Plant e il 4.0 solidale: acqua potabile con luce del sole e IA

La startup svizzera GratzUp ha coinvolto università e centri di ricerca creando un impianto innovativo nella lotta alla sete nel mondo
Una delle bottiglie per la sterilizzazione dell'acqua di G-Plant - Foto tratta da Instagram © www.giornaledibrescia.it
Una delle bottiglie per la sterilizzazione dell'acqua di G-Plant - Foto tratta da Instagram © www.giornaledibrescia.it
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Ben venga il business, sia chiaro. Ma pure la solidarietà. E se le innovazioni digitali generate alla ricerca di nuove soluzioni per il mercato offrono nuovi spunti anche all'impegno sul fronte della solidarietà, i risultati possono essere sorpendenti.

È il caso di G-Plant l'innovativo impianto messo a punto dalla startup svizzera GratzUp con il coinvolgimento di università e centri di ricerca (tra questi figura l'Università Cattolica di Piacenza) partendo da un obiettivo importante: quello di contrastare le devastanti conseguenze dell'indisponibilità di acqua potabile in ampie zone sottosviluppate del pianeta, che costa la vita - dati dell'Oms alla mano - a circa mezzo milione di bimbi. 

Utilizzando i principi dell'industria 4.0, è stato messo a punto un sistema modulare «intelligente» capace di potabilizzare dai 250 ai 3.000 litri di acqua al giorno anche in contesti del tutto privi di infrastrutture. Bastano infatti l'intelligenza artificiale (AI) e la luce del sole.

Come? L'idea ai due fondatori di GratzUp - Mauro Gazzelli e la moglie Shairin Sihabdeen - è venuta dalle autoclavi per sterilizzazione che si usano in molti laboratori. In pratica la soluzione prevede l'introduzione di acqua da trattare in speciali bottiglie in acciaio inox (G-Bottle) - all'occorrenza tramutabili anche in biberon per i più piccoli - o addirittura in taniche da 10 litri (G-Tank). Le stesse vengono poi poste all'interno di una sorta di armadio in cui un sistema di induzione analogo a quello dei piani di cottura presenti oramai in molte case ne porta la temperatura a 138,5 °C, elevando al contempo la pressione sino a 3,5 bar, così da mantenere l'acqua stessa allo stato liquido.

Bastano due minuti di orologio a queste condizioni per neutralizzare la carica batterica e virale senza alterare la qualità dell'acqua, assicurano gli ideatori. Infine, il tappo di bottiglie e taniche è corredato di uno speciale microchip che provvede a segnalare la conclusione del processo (un quarto d'ora in tutto). Attraverso l'IA, infine, ogni singola bottiglia viene controllata e in caso via internet viene segnalata al server qualunque eventuale anomalia.

Alla realizzazione del progetto si è giunti anche grazie ad una raccolta di crowdfunding, cui sono seguiti test in Rwanda, il cui esito positivo si è tradotto in un accordo con lo stesso Paese africano per la introduzione in via sperimentale degli impianti in alcune aree.

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