Emissioni e materie prime le sfide della transizione energetica

La Redazione Web
Secondo lo studio Ispi-Deloitte entro il 2050 sono stimabili perdite economiche pari a 12,5 mila miliardi di dollari
Una miniera in Australia - © www.giornaledibrescia.it
Una miniera in Australia - © www.giornaledibrescia.it
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La transizione energetica è sempre più un imperativo categorico, per qualsiasi settore umano. E a dirlo sono, manco a dirlo, i numeri. Secondo uno studio redatto in partnership da Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e dalla società di consulenza Deloitte, le emissioni di CO2 legate all'energia hanno aggiunto nel 2024 il livello record di 37,7 gigatonnellate (Gt).

Il settore elettrico è responsabile per il 36%, seguito dall’industria (26,5%), dai trasporti (21,2%) e dall’edilizia (7,9%). Le stime indicano inoltre che entro il 2050 il cambiamento climatico potrebbe provocare circa 14,5 milioni di morti, perdite economiche per 12,5 mila miliardi di dollari e fino a 1,1 mila miliardi di spese sanitarie extra.

Il contesto

Tutto questo avviene in un contesto dove la pandemia di Covid-19, la guerra in Ucraina e i conflitti in Medio Oriente hanno portato a una ridefinizione delle catene di approvvigionamento e ad un rialzo dei prezzi delle materie prime, in particolare in Europa. Nell'agosto 2022, pochi mesi dopo l’inizio della guerra in Ucraina, i prezzi del gas nell’Ue sono arrivati in media a più di 3 volte quelli del Giappone, quasi 8 volte quelli degli Stati Uniti, con una conseguente riduzione della competitività sui mercati globali per le imprese europee.

Un altro elemento di destabilizzazione verso la transizione energetica è l’elevata concentrazione geografica di minerali critici, essenziali per la produzione di tecnologie pulite. Tra gli esempi dello studio, la Repubblica Democratica del Congo che fornisce il 70% del cobalto, la Cina il 60% delle terre rare e l’Indonesia il 40% del nichel, l’Australia rappresenta invece il 55% dell’estrazione del litio e il Cile il 25%. Anche la lavorazione di questi minerali è altamente concentrata: la Cina è responsabile della raffinazione del 90% delle terre rare e del 60-70% di litio e cobalto.

Andrea Poggi, Head of dcm public policy & stakeholder relations centre diDeloitte commenta: «È fondamentale promuovere un approccio sinergico e collaborativo tra istituzioni e imprese, valorizzando innovazione e tecnologie emergenti». Antonio Villafranca, vice presidente di Ispi per la Ricerca, aggiunge: «È nell’interesse stesso dei Paesi industrializzati guidare la transizione verde e garantire una crescita più strategica e sostenibile».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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