«Brescia sta digitalizzando ma le imprese non devono aver cura solo del loro orto»

Per le aziende la digitalizzazione deve essere una priorità. Ed entro cinque anni chi non sarà a buon punto con la transizione rischia di rimanere definitivamente indietro.
A dirlo è Giancarlo Turati, presidente di InnexHub, l’innovation hub al centro di una rete di enti e imprese che mettono a disposizione competenze e informazioni per chi vuole muovere i primi passi verso l’industria 4.0. La community digitale è attualmente formata da oltre 50 realtà.
Turati, perché creare una community digitale?
Per aumentare la cultura del processo di digitalizzazione. Far capire alle aziende e ai cittadini interessati, anche gli studenti, i vantaggi, i rischi e il modo di affrontare la transizione digitale. E chi meglio delle imprese che lavorano in questo campo? Promuoviamo anche dei tavoli tematici sulla cybersecurity o l’etica digitale con esperti che si mettono a disposizione per incontrare gli studenti e aiutare le scuole e le università a innovare la loro didattica.
E allora perché è importante che un’azienda intraprenda la propria transizione digitale?
Perché il digitale aiuta le aziende a migliorare i loro processi per crescere. Riprendo un vecchio detto che però vale ancora oggi: «se voglio migliorare devo misurare»". Digitalizzare significa raccogliere un’enorme quantità di dati sulla propria attività non solo per essere più competitivi sul mercato ma anche più attrattivi. Perché oggi i giovani scelgono le aziende più avanzate e che possono offrire più opportunità di crescita.
E oltre a non riuscire a trovare tecnici, le imprese perdono sempre più personale qualificato perché i lavoratori sono scarsamente motivati a rimanere in un ambiente non progredito. È un processo molto più ampio di adottare politiche zero carta o acquistare macchinari. È l’industria 4.0, quella che incrocia produzione e informazioni, e che ormai sta già andando verso il 5.0.
Un’industria 5.0?
Sì, quella che prevede l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale, realtà immersiva, impiego della robotica. Per esempio, gli esoscheletri protettivi per ridurre i rischi di infortunio sul lavoro. O uno spazio nel metaverso in cui scomporre un macchinario e analizzarne i singoli pezzi in tre dimensioni, verificare la realizzazione di un progetto ovviando ai costi e ai tempi dettati dalla stampante 3D, provare un modello di automobile non presente nella concessionaria fisica e aumentare l’esperienza del cliente. Cambierà drasticamente anche il concetto di fabbrica: la routine produttiva sarà affidata alle macchine, mentre l’uomo si occuperà di attività intelligibili a distanza. Non si tratta solamente di innovazione di pratiche, ma di pensiero.
Ma la transizione digitale non lascia indietro chi non ha abbastanza risorse per permettersi questi investimenti?
I processi di digitalizzazione sono ormai pervasivi e un’azienda non può più rifiutarsi di introdurli. Come InnexHub ci rivolgiamo proprio alle pmi per far loro capire che ci sono tante modalità che vanno incontro alle loro capacità. La digitalizzazione traccia una linea di confine: entro cinque anni chi sarà sotto quella linea sarà destinato a rimanere statico e faticherà ad avere continuità. Chi sarà sopra continuerà ad avere possibilità di successo.
Da questo punto di vista le aziende bresciane come sono messe?
Brescia non è messa male. È un territorio ricco di aziende ed eccellenze. Quello che dobbiamo imparare noi bresciani è lavorare insieme, creare sistema, smettere di guardare ognuno il proprio orto per paura della competizione con gli altri. Entrare in modalità open-innovation: quando lo faremo, saremo imbattibili.
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