Garda

Tutte le donne del bar Cervo, storia di famiglia lunga cent’anni

La storia raccontata da Ilaria Tobanelli, quarta rappresentante delle generazioni di donne susseguitesi dietro al bancone del bar Cervo
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Cent’anni fa non tutti sapevano leggere e l’immagine di un cervo, come insegna, serviva a identificare quel bar a conduzione familiare che, tutt’oggi, ravviva il centro storico di Polpenazze.

«Sulle origini del nome non c’era certezza e solo di recente ho realizzato questo aspetto pratico, grazie ad una chiacchierata con un anziano avventore» racconta Ilaria Tobanelli, quarta rappresentante delle generazioni di donne susseguitesi dietro al bancone del bar Cervo di via della Parola (dicitura che evoca il dialogare, tuttavia pare derivi dai «parolocc», ovvero le pentole che un artigiano produceva nelle vicinanze).

Tutto, comunque, torna: le chiacchiere e il buon cibo sono infatti gli ingredienti base della storia del Cervo, che nel 1917 la signora Maria, bisnonna di Ilaria, inaugurò come osteria, segnando il destino di una famiglia: nel 1957 l’attività passò a nonna Caterina e nel 1980 fu la volta di mamma Maria Grazia. Vicende che si intrecciano con la storia del paese e della famosa Fiera del Vino di Polpenazze. 

«Qui arrivò il primo televisore del circondario, negli anni ’50, e ogni sera una settantina di avventori affollavano la saletta» spiega Ilaria, che dal 2010 accoglie la clientela storica e i più giovani, riuscendo a creare un clima gioviale anche nei mesi estivi, quando nel cortile approdano i turisti.

«Il segreto è coccolare tutti - spiega Ilaria - ma i miei preferiti sono quelli che chiamo "i miei nonni", gente che magari viene tre volte al giorno e si ricorda quando, al ritorno da scuola, facevo i compiti ai tavolini del bar coi miei due fratelli».

Nelle stanze del Cervo e nell’appartamento al piano superiore, infatti, sono cresciuti anche Roberto, 35 anni, e il primogenito Nicola, 39, impresario artefice della ristrutturazione del locale, che sottolinea: «Il bar ha sempre avuto una funzione sociale: dal campo da bocce ai fasti degli anni Ottanta, quando fuori c’era la fila di Vespe parcheggiate e dentro il flipper e il jukebox». 

E proprio la musica è sempre stata cardine per il Cervo, teatro per le note della fisarmonica del compianto Franco e per le composizioni di Alan Farrington, che per alcuni anni ha vissuto nella casa accanto. «Vorremmo festeggiare il centenario con un grande concerto - annunciano i fratelli Tobanelli - speriamo nel coinvolgimento dell’Amministrazione».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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